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Siria liberata?

9 Dicembre 2024 44 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Vorremmo tanto che la cacciata da Damasco (é stata una fuga anticipata) del dittatore Bashar al Assad e della sua famiglia, precludesse a un futuro di democrazia e di pace in quel martoriato paese. E vorremmo che il capo della rivoluzione, che si compone di diversi tronconi anche laici, Al Jolani, garantisse quel che ha promesso: il rispetto di tutte le minoranze anche etniche e religiose, la costruzione di uno stato laico senza sharia, una transizione pacifica e moderata. Che la rivoluzione siriana dal 22 novembre all’8 dicembre 2024 sia stata tutto sommato pacifica  e anche inaspettatamente veloce nessuno può smentirlo. Le notizie che provengono da Damasco ci parlano dei militari di Assad che consegnano le armi e se ne vanno senza che nessuno venga ucciso, di palazzi del governo che vengono salvaguardati e così tutte le abitazioni private, di colpi di fucile sparati soltanto in aria per festeggiare la fine della dittatura sanguinosa di Assad. Per capire quale potrà essere il futuro della Siria non dobbiamo dimenticarci del passato. Chi sono stati i miliziani di Al Nusra dei quali al Jolani é stato capo? Questo gruppo é negli elenchi dei gruppi jihadisti criminali di ogni paese occidentale. E’ la filiazione di Al Qaida in Siria. Poi é sorto un vero conflitto d’armi tra Htv e residue truppe dell’Isis. Al Jolani ha abbandonato molte delle convinzioni estremiste del suo passato, ha rotto col terrorismo di Al Qaida, ha oggi il consenso anche dei rivoltosi non jihadisti. E al vescovo cristiano di Aleppo ha addirittura proposto di divenire il sindaco di quella città dopo aver riconsegnato i beni ai cristiani che erano stati sottratti in passato. D’altronde nell’intervista al vescovo di Aleppo il francescano Hanna Jalluf, pubblicata da Avvenire giovedì scorso lo stesso Jalluf manifesta fiducia sulle mosse di Al Jolani. Vedremo se davvero i proposito di Al Jolani, così come la rottura con il suo passato, verranno mantenuti. Se insomma ci si potrà fidare di questo ex terrorista che pare convertito al moderatismo. Infine occorre uno sguardo agli alleati e agli avversari esterni della rivoluzione siriana. Occorre, per capirla, un quadro più generale. Come in Libia Turchia e Russia, che negli ultimi decenni hanno attraversato momenti di amicizia e di aperto conflitto, si trovano su fronti opposti della barricata. La Turchia di Erdogan ha appoggiato i rivoltosi, la Russia ha sostenuto il vecchio regime. La scelta di ospitare Assad e la famiglia a Mosca risolve qualsiasi interrogativo. Naturalmente il regime sciita dell’Iran ha ugualmente appoggiato Assad. E dunque se Erdogan può mostrarsi nelle vesti dei vincitore, Iran e Putin hanno perso un prezioso alleato. Gli stessi Hezbollah e gli Huti dello Yemen, insomma tutta la galassia sciita che per anni ha combattuto per difendere il regime siriano, escono sconfitti. Di qui la soddisfazione di Israele. Dunque la Siria pare avere assestato un colpo non da poco all’asse Mosca-Teheran, mentre in Romania, caso senza precedenti la Corte ha deciso di ripetere le votazioni che avevano proclamato vincitore il filo russo Georgescu per pesanti interferenze di Mosca. La guerra che ormai si estende da Israele a Mosca e coinvolge direttamente, il Libano, la Siria, l’Iran, la Turchia, si affaccia in modi indiretti in Romania e continua a insanguinare l’Ucraina, pare unificata e incentrata sui contrasti politici tra due blocchi ugualmente eterogenei ma forse unificati da interessi e da ambizioni. Trump vorrebbe starne fuori o con la bacchetta magica risolvere tutto in 24 ore. Non sarà così.

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