Consigli per Firenze
Non potendo essere presente all’assemblea dell’Associazione socialista liberale se non affettivamente, rivolgo questi cinque ragionamenti ai compagni e amici riuniti e anche a quelli che non sono potuti arrivare sull’Arno. 1) Rispetto al precedente appuntamento fiorentino sono cambiate molte cose. La Costituente di un’area riformista e liberalsocialista ha lasciato il campo a frantumazioni, perduranti dissidi, valutazioni politiche diverse tra i soggetti che avrebbero dovuto promuoverla. Alle elezioni europee sono state presentare due liste, l’una, quella di Stati uniti d’Europa promossa da Emma Bonino alla quale, oltre a Più Europa, hanno aderito Italia viva e il Psi, quest’ultimo partito traslocando da Fratoianni a Renzi senza un solo accenno autocritico. L’altra promossa da Azione, anche col contributo della nostra associazione. Nessuna delle due liste ha superato lo sbarramento elettorale mentre le due unite lo avrebbero agevolmente varcato. Prevalenti sono stati i risentimenti, anche forse giustificati, di Carlo Calenda, che hanno prevalso sulle esigenze politiche. Non é da leader far prevalere valutazioni personali sulla politica. Al congresso nazionale di Torino del 1955 Pietro Nenni definì il governo Scelba-Saragat il governo SS, l’anno dopo, all’incontro estivo di Pralognan, dopo la revisione socialista alla luce delle denunce dei crimini di Stalin nel XX congresso del Pcus, lanciò la politica dell’unificazione socialista con Saragat. Solo un dilettantismo di stampo elitario può condurre la politica in un vicolo cieco. Oggi “que reste t’il des nos amours”? In Azione mi risulta si sia aperto un confronto interno propedeutico a qualsiasi mossa esterna. Non so con quali possibilità di successo l’on. Pastorella (il confronto tra Pastorelli e Pastorella assume un chiaro connotato agreste) sfidi Calenda in un congresso. Vedremo chi prevarrà. Se qualcuno si muovesse al di là del padronato politico dei partiti dovrebbe trovare il nostro consenso. Certo non mi pare questo il momento di aderire a una costituente che non é stata promossa né ad un altro partito atteso da una resa dei conti.
2) Il Psi é un partito ancora contendibile? Non saprei, ma l’attuale mi pare molto anchilosato su un gruppo dirigente legato ad alcuni territori meridionali. Certo che un consiglio nazionale che approva all’unanimità di aderire a una lista con Fratoianni e poco dopo, sempre all’unanimità, approva di aderire a una lista con Renzi, mi lascia perplesso sul possesso di una minima capacità di declinazione politica. Forse, visto che l’accordo con Renzi e con Calenda l’aveva proposto per le elezioni politiche qualcuno di noi al congresso, zittito e deriso, anche con un linguaggio siculo italiota, potevano almeno riconoscere le nostre ragioni. Aggiungo. Anche se questa sigla, perché di sigla si tratta e non di partito (non é infatti un partito un organo senza controlli che commissaria intere regioni, esautora segretari regionali come quello dell’Umbria col bel risultato che si é visto, espelle decine di compagni, compreso chi scrive, dal Consiglio nazionale regolarmente eletti al congresso) anche se questa sigla fosse contendibile siamo sicuri che poi servirà a qualcosa? Mi sono battuto personalmente per dimostrare che non era possibile dal 1994 in poi, in presenza del sistema politico non identitario, ricostruire il Psi, ma che dovessimo invece contribuire a creare l’erede del Psi con altre forze. Poteva essere la Rosa nel pugno, poteva essere il Terzo polo, soluzioni sciupate entrambe. I due interrogativi, se il Psi sia un partito scalabile e se, una volta scalato, serva a qualcosa li pongo davvero in modo discorsivo e non risolutivo. Dinnanzi a voi per un confronto chiarificatore.
3) Il compagno Claudio Signorile, l’unico del vecchio gruppo dirigente del Psi a non avere ancora fondato partiti e gruppi, al contrario di Amato, Martelli, Formica e De Michelis, ha voluto perdere questa anomala sua caratteristica e ci rivolge l’invito a comporre un tavolo con gli altri soggetti, simil partiti, associazioni, riviste, fondazioni, giornali d’ispirazione socialista. Io sarei propenso ad intavolarmi. Come La Giustizia e come Associazione dovremmo dare un’occhiata. Con spirito costruttivo. Ho scritto un editoriale su La Giustizia, intitolato “C’é qualcosa di nuovo oggi nell’aria” parafrasando una celebre poesia di Giovanni Pascoli. In effetti dopo la scomparsa di Paolo Pillitteri é stata generale la rivalutazione dell’ex sindaco di Milano a cui Sala ha voluto dedicare una giornata di lutto, nonché della storia del Psi. Sansonetti ha scritto che bisogna ridare l’onore a Craxi e al Psi per i grandi servizi resi all’Italia. Era avvenuto anche in occasione della morte di Ugo Intni, definito un “socialista onesto”, ma non è che fosse l’unico. Queste parole vengono in genere spese dopo i decessi. Quasi che i socialisti siano buoni da morti e non da vivi, che siano da rivalutare nel passato e non nel presente. Anche per questo é complicato, se non impossibile, delineare i contorni di una rinascita del Psi semplicemente dai recenti omaggi funebri.
4) Credo che ragionare di alleanze sia prematuro ma io vorrei che si tracciasse una strada, la nostra strada. Non mi convince, ad esempio, quel che ipotizza un amico e un compagno che stimo, E cioè che noi dobbiamo contribuire a far nascere l’area di centro del centro-sinistra. Intanto io non mi sento di centro, ma di sinistra. Ma la mia sinistra é un’altra. E’ quella socialista riformista e liberale, quella di Craxi e di Pannella, quella della lotta ai poteri forti, quella della giustizia giusta, quella che appoggia senza tentennamenti tutte le lotte di resistenza agli invasori e non tentenna perché tra gli invasori non ci sono gli americani, quella che si batte per il diritto all’esistenza e alla difesa dello stato di Israele e per il diritto a una patria per il popolo palestinese, quella che si batte contro il razzismo e l’antisemitismo ovunque nel mondo. Ora questa sinistra é alternativa e non compatibile coi Cinque stelle di Conte che si vanta della coerenza politica quando é stato il più veloce trasmigratore da destra a sinistra che si sia mai conosciuto nella storia italiana e ora ha perfino tradito il suo creatore. E che su Ucraina e Israele ha idee opposte alle nostre. Ma mi chiedo anche come sia possibile individuare un’intesa con Fratoianni visto che, contrariamente al vecchio Psi e anche al Pci, propone l’uscita dell’Italia dalla Nato. Non vorrei la replica del governo D’Alema che decise di bombardare Belgrado e una delle sue componenti si recò a Belgrado a solidarizzare coi bombardati. Se l’unico motivo è di battere la destra si assisterebbe alla riedizione del governo Prodi con l’Unione, che prevalse seppur di pochissimo alle elezioni e non riuscì a governare per più di due anni. Quindi la nostra associazione dovrebbe dire no al campo largo e se mai si svolgesse qualche forma di costituente ponesse questa come condizione per la sua adesione.
5) E infine un ragionamento sul bipolarismo e l’ambizione anti bipolare che ci dovrebbe animare. Il bipolarismo italiano in fondo non é mai stato perfetto come non lo era quel biparitismo descritto da Giorgio Galli, perché se ieri esisteva l’area laico socialista che lo contestava in questi trent’anni sono nate molteplici liste, con risultati alterni, che lo hanno combattuto. Questa tendenza bipolare é apparsa subito schizofrenica. Non c’è stata alcuna elezione, dal 1994 in poi, infatti, che sia stata mai vinta dal governo in carica. L’alternanza è divenuta permanente e nevrotica, ribaltando il famoso detto andreottiano secondo il quake “il potere logora chi non ce l’ha”. Il bipolarismo ha in genere poi formato esecutivi non omogenei, risultato della primaria ambizione di vincere a qualunque costo le elezioni, che poi sono stati messi in crisi creando ingovernabilità. Anche adesso, siamo a poco più di due anni di vita, e già si comincia a sventagliare l’eventualità di nuove elezioni. Ma la tendenza bipolare non é stata per nulla argine all’antipolitica e al distacco dell’elettorato. L’Italia era il paese europeo in cui si votava di più. E’ divenuto il paese in cui si vota di meno. Il bipolarismo é dunque dannoso non per noi, ma per l’Italia e una forza, un’area politica, una Costituente che sostenga questa tesi dovrà pur nascere in questo dannato paese. Questo sostengo carissimi amici e compagni. Così come mi parrebbe utile riallacciare i rapporti con il Partito radicale e mischiarci nelle lotte sulle carceri, sulla legalizzazione delle droghe leggere, sul fine vita. La Schlein che sente, beata lei, il fascino di Landini e lo segue amorevolmente, ha dichiarato recentemente di sentirsi l’erede delle battaglie di suo nonno. Peccato che il nonno, il senatore socialista Agostino Viviani, sia stato il primo a presentare una proposta di legge per la separazione delle carriere dei magistrati mentre lei, la nipote, ritenga la stessa legge un attentato alla democrazia. Nonno e nipote evidentemente non hanno lo stesso dna politico. Rafforziamo l’associazione organizzativamente e politicamente, questo il messaggio che lancerei da Firenze. E guardiamoci intorno semmai nascesse davvero un’area che contesta questo marcio bipolarismo in cui intrupparci. Ciao. Mauro
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