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Trump e rump

22 Gennaio 2025 46 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Primo giorno di scuola, pardon alla Casa Bianca, per Donald Trump e una sfilza di decisioni già prese, molte attraverso decreti. Mica ci pensa troppo lui. Donald fa. Ma fa che cosa? Quello che ha promesso. Una serie di provvedimenti di estrema destra, di quelli che piacciono tanto a Travaglio, trumpiano di sinistra. Ventimila, forse meno, immigrati cacciati da Chicago, amnistia per i golpisti che avevano invaso il Parlamento (d’altronde li aveva mandati lui…), introduzione della pena di morte federale, abolizione dello ius soli e decisione di ammettere solo due generi, maschile e femminile, per la gioia del nostri Vannacci, e soprattutto uscita unilaterale dell’America dall’Oms e dalle organizzazioni internazionali nonché dai vincoli ambientali decisi a Parigi. Insomma, per uno che sia di destra, é finanche troppo. Il primo giorno. E i giorni che verranno? Cerchiamo di capire da questi segnali, anzi da queste scelte immediate, come si muoverà l’America di Trump, l’America first, l’Amarica dell’età dell’oro. In politica interna é chiarissimo. Punterà sugli investimenti in infrastrutture, 500 miliardi, abolendo la spesa per quelle verdi (i 300 miliardi decisi da Biden). Sarà dunque un anti ambientalista, un negazionista e i piani decisi dagli altri paesi, senza il sostegno americano (quello cinese di fatto non é mai arrivato) andranno probabilmente in frantumi. Sarà la sua, anche se molti stati stanno opponendosi, una lotta senza quartiere all’immigrazione, con le buone o con le cattive, altro che Salvini, che a questo punto diventa un apostolo. Li scaraventerà in Messico senza preoccuparsi delle conseguenze. L’America di Trump farà vedere la sua faccia cattiva. Non potrà abolire quello che gli stati hanno abolito, cioè la pena di morte, ma per taluni reati, di competenza federale, anche per coloro che già erano stati graziati da Biden, ecco la camera a gas. Sarà un’America che scarica il mondo e pensa solo a se stessa. Ma se le conviene farà di tutto (compreso l’uso dell’esercito) per prendersi Panama e il suo golfo d’America. Più complicato annettersi la Groenlandia per via di una certa supremazia danese, e convincere il Canada a diventare il 51esimo stato americano. Per il resto, chi se ne frega. Dell’Ucraina, di Israele e della Palestina, della Siria. Anzi costruirà una sua sfera d’influenza consentendola anche alla Cina (perché non riprendersi Taiwan?) e magari allo stesso Putin (perché non ricostruire l’impero russo?). In tutto questo l’Europa che Trump non ha mai citato, parafrasando la celebre battuta di Kissinger “Che numero di telefono ha?”, l’Europa che farà? Non basta sottolineare che se l’America applicherà dazi ai suoi prodotti potrà rivolgersi anche altrove (Cina e India), come ha dichiarato da Davos la Von der leyen. Bisognerebbe che a fronte del nuovo mondo che si sta delineando corresse a tappe molto veloci verso la sua unità e autonomia. Ma ho l’impressione che ognuno, a cominciare dall’Italia della Meloni, voglia curarsi Trump per conto suo. Sarebbe la fine dell’Europa e probabilmente anche del ruolo internazionale dei singoli paesi, anche di quelli che si ritengono privilegiati. Infine Trump si presenta come uomo di pace. La pace dei forti a discapito dei deboli che ai più forti si devono arrendere, naturalmente. Con la soddisfazione dei Cinque stelle forse non invierà altre armi all’Ucraina. Con questa semplice mossa raccoglierà due risultati: risparmierà miliardi (Zelensky é stato da lui descritto come il più abile commerciante del mondo perché “viene in America senza niente e si porta via miliardi”) e costringerà gli ucraini alla resa chiamandola pace. In nome, naturalmente, dei diritti dei popoli e delle nazioni alla libertà e all’indipendenza.

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