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Socialisti europei e falce e martello

24 Gennaio 2025 71 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Quando non si fanno i conti con la storia succede. E’ successo con la mozione approvata dal Parlamento europeo che condannava tutti i sistemi autoritari mettendo sullo stesso piano nazifascismo e comunismo ed è successo in questi giorni con un documento che equiparava, direi conseguentemente, i simboli della Germania nazista e dell’Urss comunista, la svastica e la falce e martello. Nella prima occasione, mentre tutti i parlamentari socialisti hanno votato a favore si sono registrate astensioni e voti contrari solo tra i parlamentari del Pd. Nella seconda votazione è stato ancora compatto il voto favorevole del gruppo socialista mentre i parlamentari del PD non hanno partecipato al voto  Solo la Picierno, assente, ha dichiarato che qualora avesse votato non avrebbe fatto mancare il suo sì. Dunque quando si parla di comunismo e dei suoi simboli emergono in tutta evidenza le contraddizioni del Pd. Non che tali equiparazioni storiche siano sempre adeguate a un consesso politico, lo riconosciamo, ma resta il fatto che, mentre socialisti, socialdemocratici e laburisti europei hanno un passato coerente, solo il Pd dispone di una tradizione non socialista, in larga parte comunista e in parte minore cattolica. Non costa nulla dunque agli altri sconfessare un simbolo, quello della falce e martello, che non hanno mai posseduto. Costa al Pd che della falce e martello continua a vantarsi almeno nella stagione berlingueriana. Anche il Psi, ma non il Psdi di Saragat, metteva in mostra la falce e il martello sia pure attenuata dal libro fino al congresso di Torino del 1978, ove scelse il garofano, e in quello di Rimini del 1987 tolse definitivamente il richiamo alla rivoluzione sovietica. Perchè, disse Craxi, quel simbolo venne introdotto dalla segreteria di Nicola Bombacci dopo il congresso di Bologna del 1919 in omaggio alla repubblica dei soviet e divenne simbolo del comunismo realizzato. Fu, quella di Craxi, una sconfessione mentre, quella di D’Alema nel 1998 con la nascita dei Ds, fu un adattamento. Anzi lo stesso D’Alema doo la vittoria dell’Ulivo nel 1996, e conseguentemente del Pds che teneva ancora alla base la falce e il martello, dichiarò con orgoglio che dedicava la vittoria a quel.vecchio simbolo del Pci e che adesso si poteva pure togliere. In Italia nacque un partito socialista europeo dalla ceneri del Psi e dalle radici comuniste. Per questo quando il Parlamento europeo parla di passato le vie dei parlamentari socialisti europei e di quelli italiani non convergono. Anzi si esaltano figure, degnissime, ma che col socialismo democratico non hanno avuto nulla a che fare. La mancanza di un partito socialista in Italia che sia stato socialista anche quando esistevano il comunismo e il Pci produce queste distorsioni. Terracini, un comunista coraggioso e che sapeva dire la verità anche quando il suo partito non la diceva (vedi la posizione sul patto Ribbentrop-Molotov del 1939) ebbe modo di ammettere che nel 1921 Turati aveva ragione e sbagliarono loro a fare la scissione e fondare il Pcdi. Ancora molti dirigenti ed elettori che hanno seguito la trafila Pci-Pds-Ds-Pd pensano che la tradizione socialista italiana sia stata in fondo interpretata dal Pci. Ho troppo rispetto per Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer per attribuire loro l’etichetta (fino a poco oltraggiosa) di socialdemocratici.

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