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Maria morta per noi

3 Febbraio 2025 47 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quando qualcuno muore per la libertà muore anche per noi. Se poi quel qualcuno é una ragazza di 24 anni, ferita mentre manifestava contro il regime bielorusso di Lukascenko ed espatriata per curarsi in Cecoslovacchia e poi arruolatasi volontaria in Ucraina per combattere gli aggressori russi, la sua morte in battaglia acquisisce i contorni dell’eroismo e del sacrificio di stampo romantico. Si chiamava Maria Zaitzeva. Nell’agosto del 2020, la giovanissima attivista aveva preso parte alle proteste di Minsk opponendosi alla rielezione del presidente Lukashenko, che venne accusato di frodi elettorali. In quella manifestazione venne colpita da una granata stordente e le foto del suo volto insanguinato furono diffuse in tutto il mondo. Quel giorno, il 9 di agosto, secondo i dati diffusi, vennero arrestate 65mila persone e chiuse 1.700 Ong, si sciolsero tutti i partiti politici tranne quello di Lukascenko. Ancora oggi ci sono in Bielorussia1300 prigionieri politici. A quasi cinque anni di distanza le proteste si sono manifestate esattamente come allora. Lukascenko ha rivinto le elezioni nel gennaio di quest’anno con quasi il 90% contro nessuno e la leader in esilio dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya, che ha sostituito il marito arrestato e sparito nel nulla, ha sostenuto che nel 2020, ultime elezioni svolte con veri candidati alternativi, Lukascenko aveva perso le elezioni e che da lì aveva fondato un regime di terrore e sopraffazione. Il mondo intero si continua a voltare dall’altra parte anche se il simbolo del volto di Maria inondato dal sangue dopo il colpo della granata ha fatto il giro del mondo. Per la verità anche la notizia della sua morte, combattendo nel Donbass, é stata segnalata nel mondo intero, ma senza suscitare particolare emozione e forti reazioni. Si sta combattendo da anni, e c’é uno scontro sanguinoso in Palestina, mentre in Libia continuano a fronteggiarsi russi e turchi e in Siria, con la cacciata di Assad, che si porta seco centinaia di migliaia di morti, deportazioni, torture, milioni di siriani in esilio, si é inaugurato un nuovo regime non si capisce ancora se migliore (lo speriamo ardentemente). Cosa volete che sia la morte di una ragazzina. Certo, ottant’anni fa abbiamo avuto anche noi migliaia e migliaia di ragazzi che hanno sacrificato la vita per la libertà. E io vorrei chiamarli tutti per nome e ringraziarli. Non posso farlo e prendo Maria ad esempio. Un esempio attuale, di questi giorni. Quello di una ragazza che in Italia sarebbe agli ultimi anni di Università e che viene ferita gravemente solo perché protesta in piazza, poi viene curata e da Minsk si trasferisce a Praga. E poi, una volta guarita, non torna in patria per abbracciare i genitori, gli amici. No. Si arruola nell’esercito ucraino che combatte per la propria indipendenza. “Infelice l’umanità che ha bisogno di eroi”, scandisce Galileo Galilei nell’opera di Bertold Brecht. Ma se non ci fossero eroi l’umanità sarebbe più vuota. “A egregie cose il forte animo accendono l’urne de forti, oh Pindemonte”, scrive il Foscolo. Nessuno pretende che l’esempio di Maria sia seguito, ma che induca i nostri animi, più o meno forti, a egregie cose questo sì. La morte di una ragazzina con un fucile in mano che combatte per la libertà di tutti in un parse aggredito dagli satrapi del suo stesso paese non può che suscitare ad un tempo dolore e ammirazione.

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