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L’inchino di Zelensky

11 Marzo 2025 33 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Dunque, dopo essere stato offeso e trattato da aggressore e non da aggredito da Trump, Zelensky ha offerto il ramoscello d’ulivo. La mossa pare gli sia stata consigliata da Starmer e anche da quel sano senso del realismo che non può che caratterizzare le scelte di un capo di stato. Se Trump, l’affarista che interpreta all’incontrario tutti i valori dei quali si proclama storicamente portatrice l’America anche attraverso la sua Costituzione, che vuole denaro più che pace e che interpreta la pace come resa, pretende le terre rare, diamogliele. Se intende recuperare (e anche guadagnare) i soldi spesi in armamenti da Biden, per supportare la difesa di quel martoriato paese, concediamogliele. E poi? Perché nessuno lo dice, ma le condizioni per una pace duratura quali sarebbero? Ai russi dovrebbero andare tutti i territori conquistati, la regione del Don bass, oltre alla Crimea, la zona di Zaporizzja e quella di Cherson, cioè un quinto dell’intero paese. E va bene. Non tanto, ma l’Ucraina sarà costretta a cedere, però chiederà almeno la sicurezza che il rimanente territorio resti indipendente e sovrano. E chi lo può garantire, dopo che l’America ha sospeso l’invio delle armi all’esercito ucraino e dopo che si é astenuta all’Onu su una mozione che considerava la Russia come paese aggressore? Un modo é quello suggerito da Giorgia Meloni, e cioè di fare scattare le clausole previste dall’articolo 5 del trattato della Nato in base al quale se un paese viene aggredito tutti i paesi aderenti alla Nato si ritengono in guerra. Questo ha probabilmente evitato l’aggressione della Russia ai paesi baltici, che hanno aderito alla Nato. Non so in base a quale meccanismo possa scattare questo articolo in mancanza di una formale adesione, ma evidentemente chi l’ha proposta deve averla studiata. Altro modo é inserire ai confini tra il rimanente territorio ucraino e quello divenuto russo una forza di interposizione che gli esperti ritengono non inferiore alle centomila unità, data la vastità del confine. Può riuscire la sola Europa a costituire un contingente così numeroso? In molti ne dubitano. Il presidente lituano Gitanas Nauseda, che ha invitato i paesi Ue a utilizzare i beni russi congelati per ricostruire l’Ucraina, ha ammesso tuttavia che al massimo  i paesi Ue possono inviare 20-30 mila uomini. E dunque ci sarebbe bisogno di un contingente americano che per ora Trump non prende neanche in considerazione. I russi non vogliono sentir parlare di forze di interposizione né americana né solo europea. Ma qualche garanzia che Putin non si comporti come Hitler dopo la Conferenza di:Monaco e dopo l’annessione dei Sudeti la pretendono. Vedremo cosa succederà e se Trump, dopo essere stato pagato, cambierà idea su Zelensky e l’Ucraina. Intanto, e finalmente, si muove l’Europa. In Europa entrerà tra qualche anno anche l’Ucraina, e ci sono le repubbliche baltiche. Occorre prendere atto della proposta della Liutania ieri a Parigi e cioè che anche Moldavia e Georgia possano aderire. Bisogna creare uno scudo di protezione europea alle ambizioni belliciste di Putin che non sono segrete, ma assolutamente esplicite, e cioè di ricostituire l’Impero russo giudicando la fine dell’Urss come la più grande tragedia del novecento. Occorrerebbe certo un unico esercito europeo per la difesa unitaria del continente. Ma se la Polonia é il paese europeo che spende di più per la difesa (oltre il 4% del Pil, mentre l’Italia é sotto il 2) un motivo ci sarà, come c’era un motivo evidente per il quale due paesi tradizionalmente neutrali come Svezia e Finlandia hanno scelto l’adesione alla Nato. Ma se l’America di Trump, fino a che resta inquilino della Casa Bianca, ma anche dopo se il trumpismo gli sopravviverà, si disinteresserà dell’Europa smantellando tutte le basi, le attrezzature di difesa, gli insediamenti militari dovremo fare da soli. In questo senso va la proposta della Von der Leyen di autorizzare, anche in forma di prestiti, la spesa di 800 miliardi per la difesa al di fuori del patto di stabilità. Subbuglio ovviamente quasi solo in Italia. Avs grida ai propositi bellicisti del presidente della Commissione, i Cinque stelle anche, la Lega pure, mentre la Schlein giudica tale proposta un errore perché per difenderci bisogna aspettare l’esercito europeo. Naturalmente l’obiezione é relativa al fatto che tali risorse andrebbero spese per la sanità. Bé, oltre al fatto che non é con la sanità che si convince Putin a non invadere la Polonia, ma le risorse extra verrebbero stanziate solo per la difesa e un governo sarà libero di utilizzarle o meno. Questo populismo schleiniano ha stancato anche diversi pidini. Guerini, Quartapelle, Gentiloni, pare lo stesso Franceschini, usano un linguaggio ben diverso. Solo Calenda (assieme a Più Europa) tiene il punto sulla solidarietà alla lotta del popolo ucraino, sulla netta condanna delle posizioni del nuovo presidente americano, sulla necessità di unire e di armare l’Europa, come unica garanzia e deterrenza per la sua difesa, e noi siamo con lui.

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