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Il volo di Fioramonti

28 Dicembre 2019 543 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ma siamo davvero un paese di ignoranti? I dati questo dicono. A fronte di una media di laureati del 47% nei paesi Ocse tra i 24 e i 35 anni siamo solo al 28%. Nel 2016 l’Italia ha destinato all’università lo 0,89% del Pil, poco più della meta rispetto alla media Ocse che é dell1,48%. Dal 2008 il gettito fiscale degli studenti universitari  é passato dal 1,3 miliardi di euro a 1,63: siamo secondi dietro la sola Olanda. La spesa totale dell’istruzione in percentuale sul Pil é del 3,5% e per l’istruzione universitaria inferiore all’1%. Contro l’oltre 7% di Norvegia e Regno unito. Poco inferiore al 7 di Stati Uniti, Canada, Australia, Belgio, Finlandia, Svezia. In Francia il rapporto é superiore al 5% e in Spagna e Germania al 4. Dietro di noi nei paesi dell’Unione solo Irlanda e Repubblica ceca, oltre al piccolo Lussemburgo. L’Italia é l’unico paese dell’Unione europea dove la spesa per gli interessi sul debito (69 miliardi nel 2017) supera quella per l’istruzione (66,1 miliardi).

Questo comporta nella scuola pubblica una serie continua di tagli e di mancate assunzioni con un inevitabile allargamento della fascia della precarietà. Oggi il 55% della didattica e della ricerca é nelle mani dei precari. Dal 2010 il numero di docenti strutturati é diminuito del 25% e negli atenei italiani l’insegnamento é affidato a 50.020 tra ordinari e associati e a 63.244 determinati. Tutto questo mentre i migliori cervelli italiani vanno all’estero e la scuola privata riesce a coprire, senza assicurare quella parità tra studenti che l’idea del bonus di Claudio Martelli avrebbe garantito (un bonus equivalente alla spesa media per alunno nella scuola pubblica) copre uno spazio assolutamente limitato.

In questa situazione che un ministro, in questo caso Fioramonti, gridi il suo dissenso e sbatta la porta, non é un male. Servirà, é già servito, per porre la questione al centro dell’attenzione generale. Servirà, é già servito, per mostrare l’indifferenza dell’attuale esecutivo alle esigenze non più rinviabili di un settore fondamentale per lo sviluppo del paese. Servirà, é già, servito per denunciare le contraddizioni del governo, che prima assicura lo stanziamento di tre miliardi aggiuntivi e poi non li trova. Certo può essere che Fioramonti abbia commessi errori e qualche gaffe (vedasi la proposta di tassare le merendine). Ma che il ministro, tra l’altro, non si sa come e perchè, docente in una università di Pretoria (comoda, no?) abbia ragione é fuor di dubbio. E non riesco a capire perché le opposizioni lo attacchino, anziché, come dovrebbe essere, sposare la sua presa di distanza e le sue dure accuse al governo. I grillini lo hanno richiamato all’ordine intimandogli di versare 70mila euro per il movimento, in gran parte destinati alla piattaforma Rousseau. La scuola e l’università possono attendere ma la Casaleggio srl (tra l’altro consulente del governo, come candidamente ammesso dalla ministra digitale Pisano) invece no.

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