Il virus della follia
Si ironizza da più parti sulle norme che si devono adottare per riaprire bar, ristoranti e spiagge. Le distanze, le mascherine, i guanti, le sanificazioni, gli steward, come negli stadi, i divieti dei menù, delle bottiglie dell’olio, dell’aceto, del sale. Ci mancava una norma sul respiro, sugli starnuti, sui sorrisi. L’Italia delle norme, delle burocrazie, dei comitati, tecnici, scientifici, economici ha detto la sua. Poi ogni regione ha cominciato già a modificare le disposizioni governative. Una follia. Siamo davvero nelle mani di un gruppo di marziani in combutta con la realtà. Ogni norma emanata dovrebbe essere anche controllata. Pensate cosa potrebbe accadere. Che in un bar una pattuglia di vigili entri col metro per controllare il rispetto delle distanze e poi anche quello tra commensali per sapere se sono congiunti, e la distanza può essere minima, oppure no, e allora servono due metri anche nello stesso tavolo, poi che dire del sale? O ci dovremo accontentare di pietanze insipide o il ristoratore rischia la multa. Il caffè lo si potrà bere solo in piedi. Ma a distanza di due metri. Un caffé al volo, dunque. Ma la norma più esilarante é quella degli steward che accompagnano il turista al suo ombrellone distanziato di cinque metri uno dall’altro. I bambini non potranno che restare sui lettini. E se fanno il bagno lo dovranno fare con lo steward, che generalmente sara un giovane aitante con la propensione di arrivare alla mamme. Arrivare però è problema perché anche lui deve mantenere una distanza di due metri. E con tutte le misurazioni fuori dalla norma sarà un bel problema pensare a un approdo che vada oltre il romanticismo…
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