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Grandi uomini, grandi peccati

20 Giugno 2020 442 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Errare humanum est” secondo i vecchi latini. Dunque l’errore é un fatto umano. Nessuno può non avere sbagliato mai. Nessuno anche tra i grandi non ha mai peccato. Si potrebbero citare quelli, neppure lievi, di qualche santo della Chiesa cattolica. Poi si tratta di verificare l’entità. D’altronde cosa c’é di più imperituro del detto evangelico: “Chi non ha mai peccato scagli la prima pietra”? Questo può ben adattarsi ai vizi, qualcuno invero piuttosto grave, di un grande giornalista come Indro Montanelli, ma d’altronde non ne aveva qualcuno da farsi perdonare anche il mitico Garibaldi? Penso a qualche servizio (di schiavi?)  per qualche despota del sudamerica o, a proposito di maschilismo, al matrimonio contratto in comune e poi dissolto sulle sue scalinate solo per una voce che correva a proposito della giovane sposa. E che dire di Cavour, al quale pare non facessero schifo le tante tangenti pagate dagli imprenditori del tempo in nome dell’unità d’Italia o del primo re Vittorio Emanuele II che forse per considerarla già unita l’aveva seminata di figli illegittimi. E che dire di Giovanni Giolitti che venne condannato per gli ammanchi della Banca romana, o delle anomali frequentazioni di Emilio Colombo o (cosi di diceva) del presidente della Repubblica Gronchi. Diciamo che i grandi personaggi hanno generalmente da farsi perdonare grandi peccati. L’aggettivo pare qualificativo in un doppio senso. E vanno giudicati complessivamente, per il contributo positivo o meno che hanno recato. Vizi privati e pubbliche virtù sono stati spesso ritenuti separabili. Almeno fino all’irruzione della società della comunicazione, in particolare di internet, che spesso diventa occasione per sbriciare dal buco della serratura la vita di ognuno e in particolare dei personaggi famosi. Anche di Craxi sono usciti particolari sconosciuti, sui suoi rapporti non solo amorosi e su qualche beneficio di troppo. Ma Benedetto Croce invitava i moralisti d’inizio novecento a non sostituire mai negli uomini politici la considerazione della capacità con quella dell’onestà. Addirittura sostenendo che in politica l’onestà é la capacità. E aggiungeva che é cosi in tutte le professioni. Avendo la possibilità di scegliere ci faremmo operare da un chirurgo capace o da uno solo onesto? E via con altri esempi. Se proprio vogliamo estremizzare il concetto potremmo parlare di un pittore tra i più grandi della storia dell’umanità, Caravaggio, che si macchiò di un orrendo delitto. Mai nessuno ha ritenuto che per questo non si dovessero organizzare più mostre di Caravaggio né tanto meno sostituire tutte le vie che a lui sono state dedicate nelle città d’Italia o imbrattare i suoi magnifici ritratti. Dunque basta con questo chiacchiericcio su Montanelli, a metà tra la sconfessione morale e quella politica, come se essere stati fascisti fosse stata una scelta di pochi italiani. Questo ragionamento riguarda anche il movimento Cinque stelle. I suoi esponenti sono come tutti gli altri. Nominano i loro amici, li pagano fior di centinaia di migliaia di euro, si lanciano in lotte interne per il potere, forse hanno avuto anche aiuti dall’estero. E allora? Il Pci, e purtroppo anche il Psi fino al 1956, ottennero sostanziose risorsei dall’Urss mentre la Dc li ricevette dagli Usa. Tutti lo sapevano e nessuno si scandalizzava. Sia vera o no la notizia pubblicata su un giornale spagnolo semmai dovremmo polemizzare con loro perché troppo presto erano saliti sul banco dell’accusa condannando gli altri come peccatori organici e intestandosi il ruolo di novelli Biancaneve, e perché hanno appoggiato il regime autoritario di Chavez e Maduro, il che é molto peggio che avere ricevuto qualche milione in nero da lui. Anzi, se lo hanno fatto solo perché hanno ricevuto contrib

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