La semina dell’antipolitica
Il risultato, abbastanza scontato, del referendum, che ha segnato un risultato soddisfacente per il No (sul 32-33%) partendo da un 5% dei parlamentari contrari alla legge in Parlamento, è solo l’ultimo atto di una lunga semina anti politica che iniziò ben prima dell’avvento dei Cinque stelle. Il primo fenomeno fu l’affermazione della Lega contro “Roma ladrona” dopo il crollo del muro di Berlino. Poi con Tangentopoli si colpì il sistema dei partiti e si considerò la politica corrotta e soprattutto quella esercitata dai cosiddetti professionisti, promuovendo un nuovo che avanza che produrrà i danni che conosciamo. Per la prima volta un imprenditore varcò, anche a seguito della politica da mandare in soffitta, il portone di Palazzo Chigi. CChe dire, però, della legge Bassanini che spostava il potere e la responsabilità della politica alla burocrazia e della legge per l’elezione diretta dei sindaci che ha introdotto quella norma degli assessori come loro delegati e ha introdotto l’incompatibilità tra assessori e consiglieri comunali, e poi la stessa cosa é evvenuta per le regioni. Il tutto in una sorta di neo monocratismo che finiva per svuotare gli enti elettivi. Per la prima volta i ministri sono stati scelti al di fuori del Parlamento e in qualche circostanza anche i presidenti del Consiglio, alla faccia della rappresentanza democratica. Gli organi d’informazione e la pubblicistica si orientavano a stragrande maggioranza ad esaltare la nuova pseudo-democrazia senza partiti, mentre questi ultimi diventavano quasi tutti incostituzionali. L’articolo 49 della Costituzione veniva stracciato e la democraticità delle forze politiche quasi azzerata. Chi tra queste svolge regolari congressi? Si va dalle primarie del Pd al partito azienda di Berlusconi, fino al movimento Cinque stelle che dipende da una società privata. I figli del comico Grillo si sono affermati colpendo duro un sistema già delegittimato, il Parlamento è divenuto un poltronificio, il potere politico una casta, gli ex parlamentari ignobili tuffatori di soldi pubblici, la democrazia parlamentare un sistema da superare. Come volete che finisse un referendum che chiedeva a questi italiani se volevano mandare a casa il quaranta per cento dei parlamentari? Il populismo, l’istinto più basso, il calcolo di rappresentarlo, non potevano conseguire risultato diverso. In questo clima, con questa retorica prevalente e queste campagne sempre basate non sulla cultura, ma sull’ignoranza altro esito non poteva esserci. Un referendum che prevedesse che i parlamentari non fossero più pagati (tornando così agli inizi del secolo scorso quando in Parlamento potevano accedere solo i ricchi) che risultato potrebbe conseguire? E potremmo andare avanti all’infinito o quasi. Resta questo terzo dei votanti che ha detto No. Negando che con l’antipolitica si possa governare un Paese. Negando che la democrazia possa ancora essere ferita, anzi colpita a morte. Coi comitati del No in tutta Italia dobbiamo continuare la nostra battaglia per la democrazia e per la politica come l’unico strumento per cambiare la società. La politica con la A maiuscola, non quella che sfrutta gli istinti del popolo, ma quella che educa il popolo fornendogli gli strumenti culturali per potere decidere. E’ una funzione difficile, quasi improba, ma l’unica che dia valore e significato alla nostra presenza.
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