Vienna come Parigi
Ieri il Bataclan e prima Charlie Ebdo. Poi la decapitazione del professor Samuel Paty, un seguace di Voltaire, e sempre in Francia, a Lione, l’attacco alla chiesa della sua Notre Dame. Oggi Vienna, un tempo a capo del più grande impero europeo. Si colpisce tutt’affatto a casaccio. Si attaccano i perni della cultura e della civiltà europea. Vienna come Parigi per assalire l’intera Europa, il continente della democrazia che, dopo due guerre mondiali nate come europee, ha saputo individuare nello stato laico e liberale il proprio principale punto di riferimento e dopo la fine dei totalitarismi di stampo fascista e comunista ha voluto estendere i suoi ideali anche laddove non venivano rispettati. L’attacco a Vienna assume poi un valore quasi simbolico perché proprio la città austriaca si trovò ad essere minacciata da Solimano il Magnifico nel 1529 attraverso quel che viene denominato “assedio di Vienna” (da non confondere, come hanno fatto i giornali, con “la battaglia di Vienna”, sempre ad opera degli ottomani, che risale al 1683) e questa quasi vittoria rappresenta un simbolo per l’islamismo. Un bastione la cui saldezza gli islamici misero in serio pericolo. Quel che é avvenuto la sera del 1 novembre nella capitale austriaca non é il risultato del gesto di un fanatico, ma un’azione organizzata e progettata dall’internazionale del crimine islamista. Sia esso l’Isis, come appare probabile, o Al Qaeda non importa. Esiste ancora, o faticosamente sopravvive, dopo la sconfitta e la fine dello stato islamico, un centro promotore di questi barbari attentati che puntano a massacrare civili nel cuore dell’Europa, con un cinismo sadico al cui confronto non mi vengono alla memoria precedenti. L’Europa ha conosciuto nel Novecento non solo due guerre sanguinose che l’hanno seminata di milioni di vittime, ma anche sistemi dittatoriali spietati, tra i più spietati della storia. Eppure in nessun caso la progettualità criminale si era mai spinta all’omicidio mirato di vittime civili indifese, ignare e del tutto occasionali. I bombardamenti nella seconda guerra e i campi di sterminio hanno seminato la nostra civiltà di orrori non sempre emendati. Eppure mai nessuno ha concepito una guerra basata sullo sterminio progettato di civili seduti in un bar, al ristorante, in un discoteca, in preghiera in una chiesa, intenti a scrivere un giornale in una redazione. Chiunque non dico giustifichi tali orrendi crimini, ma cerchi anche una sola parvenza di motivazione rifletta sul carattere unico di questa guerra che ci é stata dichiarata e che noi non abbiamo dichiarato. Si dice che questo possa essere ricondotto, in una forma più attenuata lo scrive in “Fratelli tutti” lo stesso pontefice, ed é una delle poche parti dell’enciclica che non condivido, a responsabilità dell’Occidente, come se il fanatismo o radicalismo islamico, così viene definito, nascesse dal disagio e dal sottosviluppo. Può anche essere che in esso più facilmente s’insinui. Ma in realtà l’estremismo islamico é il frutto di una convinzione, la sharia, o guerra santa, che abusivamente, con ogni probabilità, compare nella predicazione religiosa e viene finanziato da stati o pezzi di stati islamici. Certo suonano dolci alle mie orecchie le condanne decise di organizzazioni e di paesi musulmani che del resto sono state le principali vittime del terrorismo. In egual modo non può rimanere inascoltato il messaggio di un leader musulmano di un paese legato agli Usa come Erdogan, che proprio alla vigilia dell’attentato di Vienna si era spinto a invitare i suoi cittadini a non comprare i prodotti francesi e l’Europa a bloccare “la campagna di linciaggio contro i musulmani simile a quella contro gli ebrei della seconda guerra mondiale”. Macron come Hitler? E che dire del comunicato di Al Qaeda che ha invitato a “colpire” non accontentandosi del boicottaggio proposto da Erdogan. E come valutare un paese legato agli Usa come l’Arabia saudita, dove non solo vengono negate e perseguitate altre religioni, ma all’interno della quale esistono centri di finanziamento del terrorismo. Sul piano politico questa recrudescenza terroristica imporrebbe due chiare e necessarie conseguenze. La prima é quella di unificare gli alleati, cioè innanzitutto le nazioni europee, in uno sforzo congiunto dotandole di un coordinamento, di un intelligence, di una presenza militare unica, cose già dette e ripetute, purtroppo. La seconda é di rivoluzionare la politica estera, anche e sopratutto degli Usa. Chi é amico dei terroristi deve essere nostro nemico e non c’è affare economico che possa giustificare una strategia opposta, sia ben chiaro. I terroristi e gli amici dei terroristi siano nostri nemici. Questo in buona sostanza l’invito di Macron che dei terroristi è divenuto il principale bersaglio. E noi siamo, decisamente, con Macron e con la Francia, madre delle nostre libertà.
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