Il Natale dell’Avanti
I socialisti scelsero di far nascere l’Avanti proprio il giorno di Natale. Era il 1896 e le leggi liberticide di Crispi, che avevano messo fuori legge i partiti di sinistra e soppresso i giornali fiancheggiatori, erano già state formalmente abrogate dal nuovo governo. Crispi, che da garibaldino e da esponente della sinistra si era trasformato nel peggior esponente della destra autoritaria, era scivolato nel disastro delle sue imprese africane e delle sue malefatte denunciate da Felice Cavallotti alla Camera. Si respirava. E così il Psi, dopo il congresso di Parma del 1895, semiclandestino e svolto alla presenza di poche decine di delegati, ma importante perché il partito prese definitivamente il nome di Psi, si riunì ancora a Congresso a Firenze dopo che il primo maggio era stato celebrato senza repressioni e incidenti. Pochi mesi prima, il primo febbraio, il compositore Giacomo Puccini aveva presentato a Torino la sua ultima opera, “La bohème”, e il cinematografo, il 13 marzo, era arrivato per la prima volta in Italia, con una rappresentazione che si svolse a Roma. A Crispi, dimessosi dopo la disfatta di Adua, il 4 marzo, era succeduto il marchese di Rudinì. Da tempo il Psi intendeva dotarsi di un quotidiano. A Reggio Emilia ne era nato uno, nel dicembre del 1893, il primo in assoluto, e si chiamava “Il punto nero”. Si riferiva alla frase pronunciata dall’enturage giolittiano a proposito della città di Camillo Prampolini, definita il punto nero dell’Italia giolittiana. L’esperimento durò poco. Patrocinato dal fautore della cooperative Antonio Vergnanini, dovette cedere ai debiti incombenti e alla repressione. Già prima del congresso di fondazione, Genova 1892, il futuro partito, ma precedentemente esistevano un Partito operaio e numerose associazioni e leghe locali, era sorto il settimanale “La lotta di classe”, che dal 1892 divenne organo del nuovo partito dei lavoratori, mentre in Romagna, su iniziativa di Andrea Costa, era già nato un Avanti periodico, che aveva preso il nome dal giornale socialista tedesco Worvarts. Nella maggior parte delle province pullulavano fogli socialisti, da “L’Eco del popolo” di Bissolati a Cremona, a “La Giustizia” di Prampolini a Reggio, a “Il domani” di Gregorio Agnini a Modena, mentre la “Critica sociale” di Turati aveva preso piede già l’anno prima della fondazione del partito. Il quotidiano Avanti nacque dunque solo nel 1896, ma da almeno due anni i socialisti lavoravano, anche dalle patrie galere o dall’esilio (Vergnanini dovette riparare in Svizzera) all’ambizioso obiettivo. A dirigere l’Avanti venne chiamato Leonida Bissolati, che debuttò col famoso articolo di fondo: “Di qui si passa”, dedicato al nuovo presidente di Rudinì, il quale aveva dichiarato , riferendosi ai socialisti, nella seduta parlamentare del 7 luglio 1896, “di voler erigersi come una sentinella vigile, la quale griderà tutti i giorni: di qui non si passa”. D’altronde lo stesso di Rudinì era ancora al centro degli attacchi socialisti per non avere ripristinato appieno tutti i crismi democratici, sfregiati da Crispi. Tanto che Filippo Turati aveva dichiarato, in un suo discorso alla Camera del 13 dicembre: “La legge odiosa del 1894, caduta l’anno scorso solo nominalmente, é mantenuta di fatto in molte realtà italiane”. Natale e Gesù Cristo erano anche per i socialisti strettamente legati. Come dimenticarsi della predicazione evangelica di Prampolini che a volte concludeva i suoi comizi con un “Vi benedico” e che già aveva prodotto su “Lo scamiciato”, poi su “Reggio nova” e infine su “La Giustizia” una quantità enorme di articoli dedicati alla figura di Gesù per dimostrare che i veri cristiani erano i nuovi socialisti e non i fedeli alla Chiesa cattolica del suo tempo? E manifestazione esemplare della quale sarà la sua Predica di Natale del 1897. Anche Bissolati col suo “L’Eco del popolo” propagandava la stessa concezione del socialismo tanto che vi scrisse quel che già era apparso su “La Giustizia”: “Milioni di uomini solennizzano in questi giorni la nascita di Gesù Cristo, ma quanti pensano e quanti vi dicono, oh contadini, che la predicazione di Cristo eminentemente egualitaria, era perfettamente analoga a quella che oggi facciamo noi socialisti e che ci procura le ire dei padroni e dei loro preti?”. Quel Natale dell’Avanti era in fondo anche un Natale cristiano, nella versione socialista, del popolano che combatte per l’uguaglianza di tutti gli uomini e che profetizza: “E’ più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che un ricco nel regno dei cieli”. E l’emozione per la nascita del giornale si impresse nel cuore di tutti i socialisti che attesero con lunghe code il suo arrivo. Come in trepidante attesa dell’evento cristiano della mezzanotte. L’Avanti fu il primo quotidiano di un partito politico. Poi, negli anni seguenti la prima guerra mondiale, diverrà il quotidiano in assoluto più venduto e dotato di ben tre redazioni, a Roma, a Milano e a Torino. Noi siano gli eredi di questa storia antica e gloriosa e non possiamo che esserne onorati, ricordando in ogni Natale cristiano anche il Natale dell’Avanti. Auguri per il tuo 124esimo compleanno, caro Avanti.
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