Informativa urgente del Governo sul grave attentato subito da una pattuglia del contingente militare italiano a Nassiriya
La ringrazio, signor Presidente, per il richiamo. Ho sempre pensato che il silenzio un uomo politico se lo debba guadagnare, più che pretenderlo, quindi spero di poter richiamare l’attenzione con questo breve intervento.
Esprimo dolore per la morte del nostro militare, profondo cordoglio alla famiglia e un augurio di pronto ristabilimento per il militare Luca Daga, che viene descritto come il più grave dei quattro feriti italiani.
Ha ragione il deputato che ha parlato prima a nome del gruppo dei Verdi: questo dovrebbe essere un momento di profonda unità e solidarietà – non di divisione e di polemica – per onorare una vittima italiana, per una tragedia che ci colpisce tutti, al di là della collocazione di ognuno di noi. Tuttavia, penso anch’io, signor Presidente, che il modo migliore per onorare i nostri caduti – questo e gli altri che lo hanno preceduto – sia quello di nobilitare le ragioni e gli obiettivi della loro missione.
Naturalmente, questa affermazione nulla ha a che vedere con le motivazioni e la legittimità dell’intervento armato in Iraq, al quale l’Italia non ha direttamente partecipato. Si può dunque contestare la guerra, che pure ha scalzato un tiranno sanguinoso e ha contribuito ad instaurare un Governo democraticamente eletto, ma ugualmente appoggiare la validità di una missione italiana legittimata dall’ONU e richiesta dal Governo democratico iracheno.
Prendo atto che, secondo qualche componente della maggioranza, alla luce di quanto riferisce l’onorevole Evangelisti dell’Italia dei Valori, le truppe italiane sarebbero state truppe di occupazione fino alla risoluzione dell’ONU e all’instaurazione del Governo legittimo in Iraq, che le ha richieste e legittimate, e non lo sono più oggi. Allora, se è così – e credo che questa valutazione abbia un suo fondamento – , invito la maggioranza e il Governo a correggere quei documenti, con i quali invece si sottolineava che le truppe italiane sono, insieme alle altre truppe, truppe di occupazione…
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. È così!
MAURO DEL BUE. Prendo atto: se è così, è un fatto positivo. È un fatto importante e lo sottolineo con favore.
Ho apprezzato le parole di stamane del ministro degli esteri Massimo D’Alema, che ha definito la missione italiana una missione di pace, anche se nello stesso tempo non posso che stigmatizzare voci pervenute da altre parti della maggioranza – all’estrema sinistra ho ascoltato un intervento, che mi preoccupa, dell’esponente del partito dei Comunisti italiani, che equipara la missione in Iraq alla missione in Afghanistan, sostenendo la contrarietà del suo partito e del suo gruppo a tutte le missioni italiane in territorio di guerra -, e che in qualche misura stabiliscono un nesso tra questa vittima italiana e la necessità di accelerare il ritiro del contingente italiano dall’Iraq. Questo non risulta dalle parole del ministro degli esteri e da quelle del Presidente del Consiglio, che prima ha escluso qualsiasi rapporto tra questo drammatico avvenimento e l’intenzione del ritiro del contingente italiano.
Non dobbiamo dare l’impressione, signor Presidente, che la nostra sia una fuga dettata dalla paura, che non è mai un bel sentimento e certo non è, in nessun caso e in nessuna misura, un sentimento solidale ed altruista.
PRESIDENTE. La prego di concludere…
MAURO DEL BUE. La Democrazia Cristiana e il Partito Socialista – ho concluso – invitano a tenere alte le buone ragioni della politica estera italiana, che in questi decenni non ha mai aggredito e non ha
mai occupato territori altrui, ma ha sempre teso a difendere la pace e la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana – Partito Socialista).