Silvio, Giorgia e “quel signore”
Giorgia Meloni in visita a Kiev aveva due possibilità nell’incontro con Zelensky, alla luce delle sue affermazioni su Berlusconi (“Non conosce la guerra… se un carrarmato invadesse casa sua”, ecc.ecc). O far finta di niente e parlare di una maggioranza che ha sempre approvato la politica di solidarietà all’Ucraina e l’invio degli aiuti militari o prendere le difese di Berlusconi come aveva suggerito iieri sera su Retequoattro l’attuale direttore de L’Unità (ma è già uscita e qualcuno se n’è accorto?). Solo che Berlusconi aveva detto testualmente che lei non doveva stringere la mano “a quel signore”, che costui avrebbe dovuto smettere di bombardare il Don bass e tutto questo non sarebbe mai iniziato e che bastava assicurare all’Ucraina un piano Marshall di 8,9 mila miliardi per la ricostruzione e quel signore avrebbe smesso di sparare. Cioè avrebbe dovuto, la povera Giorgia, capovolgere la posizione italiana, rompere con l’Europa e con la Nato e sostanzialmente sposare le posizioni di Putin che proprio ieri a Mosca ha proprio affermato che la Russia sta combattendo per difendere i propri confini a ovest. Sta di fatto che ieri Putin ha aperto un altro potenziale focolaio di guerra. La Transnistria non farebbe più parte della Moldavia. Esattamente come il Donbass e la Crimea dell’Ucraina. E mentre è ancora in corso il conflitto con Kiev “questo signore” ne progetta un altro dopo quelli in Cecenia e in Georgia. D’altronde che la manifestazione di ieri a Mosca si sia svolta all’insegna della lotta all’Occidente malato e peccatore (rinfocolate le aberranti accuse di Kirill contro l’omosessualità e le unioni civili) é un’ulteriore prova che l’invasione dell’Ucraina non è che una delle mosse del governo russo e non sarà l’ultima come conferma il rimpianto di Putin ad un tempo per l’URSS e per l’impero russo di Pietro il grande. La Cina, che ha confermato di aver compilato in piano di pace in 12 proposte, ha contemporaneamente dichiarato che il rapporto con Mosca è solido. Difficile ritenere che il suo piano possa far presa nelle maglie della resistenza ucraina e del suo governo. Berlusconi che ad un tempo non stringerebbe mai la mani a “quel signore” e continua a votare (il suo partito esprime anche il ministero degli Esteri) l’invio delle armi allo stesso signore, brucia dal desiderio di mandare tutto all’aria. Ma non può. I suoi lo tengono a freno e non gli permettono neppure di rispondere alle accuse di Zelensky. Il cavaliere per il momento tace e la Meloni e Tajani tirano un sospiro di sollevò. Almeno fino alla prossima intervista.
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