Cutro, per colpa di chi?
Strano paese l’Italia in cui tutto finisce sempre sul banco dei magistrati. Così è per la gestione del Covid nei confronti della quale la procura di Bergamo ha avviato una procedura giudiziaria chiamando a risponderne Conte, Speranza, i vertici della regione Lombardia, alcuni virologi tranne Crisanti che figura consulente di quella procura. Salvini è stato recentemente assolto dopo un lungo iter dall’accusa di sequestro di persona aggravato a proposito dei migranti della nave Diciotti, adesso la Procura competente, penso quella di Catanzaro, avvierà un’indagine a proposito delle eventuali responsabilità del disastro di Cutro. Conosco bene questa località calabrese per l’immigrazione di massa con destinazione Reggio Emilia della quale é stata protagonista negli anni passati. Prima venivano da operai e poi da piccoli imprenditori che facevano salire gli altri, i parenti e gli amici, fino a desertificare il loro paese concentrandosi a migliaia migliaia nella mia città. Ma Cutro é semplice spettatrice di questo atroce evento che ha visto annegare in mare, a poche decine di metri dalla costa, 66 esseri umani tra cui 14 bambini mentre solo 88 risultano i superstiti. Di chi la colpa, chi é responsabile? Certo i trafficanti di carne umana che generalmente dalla Libia, in questo caso sfiorando la Turchia e la Grecia, si dirigono in Italia, con pescherecci, imbarcazioni di risulta, semplici canotti, facendo pagare caro il biglietto con appuntamento il periglio, il mare in turbolenza, la morte. Ma l’Italia e l’Europa non possono tirarsi indietro, visto che molti dei migranti fuggono proprio dalla guerra, dalle torture, dalle tirannie. L’articolo 10 della nostra Costituzione recita: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”. Dunque non solo chi fugge dalla guerra ma chi fugge dalla dittatura ha diritto di asilo. Ora in Africa sono davvero pochi i paesi pienamente democratici e le cause di coloro che partono dalle coste africane sono tutte impregnate dal segno della disperazione, della tortura, del sottosviluppo dovuto a sistemi medioevali, quando non segnate dal terrore dei bombardamenti. Se escludiamo Marocco, Algeria e Tunisia, neppure lontane parenti dei principi sanciti dalla nostra Costituzione, quale altra nazione africana può essere definita democratica? Davvero Salvini era lucido quando parlava di “palestrati” a proposito dei migranti ammassati come carne in scatola in un’imbarcazione improvvisata, come se coloro che sono obbligati a pagare a caro prezzo i rischi di un espatrio facessero tutto questo solo per darci fastidio? E allora perché non si allestiscono, lo ha finalmente assicurato il ministro Lollobrigida, corridoi umanitari per chi ha diritto (l’ideale sarebbe alla partenza ma in Libia é complicato), in accordo con l’Europa che poi dovrà suddividerli (importante sarebbe un vero accordo sulle quote) e poi accertare chi di loro non ha i requisiti per ottenere asilo? Il disastro di Cutro mette anche in risalto la confusione delle competenze delle diverse istituzioni a cui spetta l’azione di soccorso. Frontex, la Guardia di finanza e la Guardia costiera (gravissime mi sono sembrate le accuse della Capitaneria di porto) si sono unite in un coro di reciproche diffidenze. E il ministro Piantedosi, in commissione, ha svolto un intervento scritto col tono di uno che comunica l’orario dei treni e non che commenta un disastro umanitario, prendendosela coi migranti e non con chi non li ha salvati. Vittorio Feltri, in un eccesso di cinismo sgangherato ha twittato: “Partire é un po’ morire, state a casa vostra”. Incommentabile. Da senza testa e soprattutto senza cuore.
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