Tra i due litiganti il terzo…
Renzi e Calenda hanno questo di buono. La sincerità. Quando litigano lo fanno sul serio e non se le mandano a dire. Poi, improvvisamente, ritorna il sereno. Anche se le nubi restano sullo sfondo. E minacciano nuovi temporali. E’ il rapporto tra la necessità della politica e le questioni personali. Calenda fino al giorno prima dell’accordo elettorale di Renzi aveva detto tutto il male possibile, a partire dalle sue contestate conferenze in terra straniera, poi lo ha accolto come una sorta di figliol prodigo perché una lista elettorale val più di una scomunica. Adesso ci risiamo. Vuoi dar ragione alla comune opinione secondo la quale non si tengono due galli in un pollaio? Troppo semplice. Forse i due non sono adatti ad marciare di comune accordo. Ma sono obbligati a farlo. Anche adesso. Soprattutto adesso, dal momento che il percorso della costituente del nuovo partito riformista é stata tracciata. Non avendo alcuna parte in questo percorso, se non l’attenzione che merita e l’eventuale disponibilità a farne parte quando e se il percorso si avvierà, non sono in condizione di capire da che parte stia il torto e da che parte la ragione. Se sia Renzi a volere rinviare tutto a dopo le elezioni europee e perché, se non voglia più sciogliere Italia viva anche per motivi economici, o se invece sia Calenda a non volere altri candidati oltre a se stesso per la leadership del nuovo partito, e se se la sia presa oltre misura per essere stato avvertito troppo im ritardo della decisione di Matteo di accettare la direzione de Il Riformista. Dico la verità. Non mi interessa neanche da che parte giri il pendolo delle ragioni e dei torti. L’esperienza politica mi ha insegnato che quando un progetto non volge al termine le responsabilità vengono attribuite a tutti, e in questo a caso a tutti e due i maggiori esponenti sui cui pesa il gravame di raggiungere lo scopo. E anche che, penso alla vecchia Dc con le sue correnti, che in privato e spesso anche nel segreto del voto parlamentare coperto, si sbranavano ma sempre col sorriso sulle labbra, i litigi quando diventano pubblici a mezzo di dichiarazioni infuocate e di mezze ingiurie sono dannosi per l’intera comunità. Non se le mandano a dire? Meglio sarebbe un più dignitoso silenzio. Un più produttivo silenzio. Un bel tacer che non fu mai scritto, come annotava Virgilio. Troppe liti invece sì. Anche perché c’é un terzo che gode, sempre. Anzi ce ne sono due. I due poli che non sopportano la nascita di un terzo. Non noi, che non sopportiamo proprio l’idea di dover scegliere tra la Meloni e la Schlein in nome di un nuovo e bastardo bipolarismo che ha creato tanti danni all’Italia. Un’unica, ovvia, proposta. Chiudere i due a chiave in una stanza, con tanto di supporto alimentare, e aprire la porta solo quando si saranno chiariti.
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