Il Pd diventa Pdl
La Schlein è stata esplicita a Bologna. Il suo Pd appoggerà tutte le iniziative promosse dal sindacato e in particolare dalla Cgil. La segretaria del Pd annuncia così la più completa subalternità del suo partito a Landini. Nel caso quest’ultimo proclami lo sciopero generale il Pd ne appoggerà le ragioni. Nel caso la Cgil ceda alle posizioni della Cisl e della Uil, che non vedono l’utilità dello sciopero, va bene ugualmente. Siamo all’opposto della cultura e della tradizione riformista. I leaders riformisti avevano posizioni assolutamente autonome dalle organizzazioni sindacali rispettandone al tempo stesso l’autonomia. Quando, nel 1904, venne proclamato lo sciopero generale (era in realtà uno sciopero politico con fini rivoluzionari) Filippo Turati prese le distanze. Quando, durante l’occupazione delle fabbriche del 1920, il Psi, a maggioranza filo bolscevica, spinse l’acceleratore sulla via dell’insurrezione pretendendone la guida e sottraendola alla riformista Cgil, Turati e i suoi furono dalla parte del sindacato e dell’accordo con Giolitti e contro le infatuazioni sovversive. Quando nel 1985 si svolse il referendum sulla scala mobile, appoggiato dal Pci e dalla componente comunista della Cgil, i riformisti Del Turco, Benvenuto e Carniti si schierarono decisamente contro. La Schlein invece appalta le sue posizioni all’attuale segretario della Cgil, che non si può dire, peraltro, sia un Lama o un Trentin. Contenta lei e i suoi contenti tutti. D’ora in avanti siamo giustificati a definire il Pd come il partito di Landini. Cioè il Pdl. Ovviamente se chi detiene la proprietà della sigla lo permetterà
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