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L’antisemitismo illiberale

30 Ottobre 2023 216 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non avrei scritto nulla di polemico nei confronti del documento Onu se, assieme alla richiesta di una sospensione dei bombardamenti su Gaza per tutelare i civili, come credo sia giusto perché migliaia sono ormai gli innocenti caduti (e perché credo che non sia questo il modo per sconfiggere i tagliagola) fosse stata inserita una condanna nei confronti del terrorismo di Hamas. E mi chiedo se con questa grave omissione l’organizzazione delle Nazioni unite non abbia perso credibilità. Non é più in grado di inserirsi nei conflitti per la sua scarsa disponibilità militare ma anche a seguito dei veti politici, non può prendere posizione neppure contro chi compie una strage di uomini, donne, ragazze, ragazzi e bambini compiuta freddamente e sostanzialmente approvata dall’Iran, dal Libano, almeno per la parte Hezbollah, dall’Algeria, dalla Russia, che ha addirittura ricevuto al Cremlino una delegazione di quegli orrendi assassini, mentre la Cina, la Turchia e gli altri paesi arabi non hanno espresso una parola di condanna. In molte nazioni si susseguono manifestazioni contro Israele e a Roma la bandiera israeliana é stata strappata davanti alla sede della Fao. In nessun corteo si fa cenno alla strage di israeliani (ebrei, come vengono definiti) e al terrorismo di Hamas. In questi giorni a San Pietroburgo Alexander Dugin, il principale teorico russo della lotta all’occidente liberaldemocratico ha riunito pensatori, filosofi, deputati, preti, per gettare le basi teoriche del suo modello di stato. Xi Jinping che la democrazia non sa cosa sia ha più volte sottolineato la decadenza dell’Occidente, salvo poi indietreggiare perché i mercati occidentali sono preziosi per la sua economia. Erdogan, l’autocrate filo islamista, ma con la sua Turchia parte della Nato, ha accusato Israele di genocidio, dimenticandosi del popolo curdo. Kameney e il suo Iran, teocrazia sciita, plaude al massacro di Hamas e ci mette il suo, quella di una nuova ragazzina con cranio sfondato per via di un velo. Da leggere gli articoli di Polito e Della Loggia sul Corriere di oggi (sullo stesso numero Mieli ci poteva risparmiare il sarcasmo nel comportamento di quella “grande personalità” che fu Goring a Norimberga). Il tutto si riduce, dice Polito, ad un solo assioma: Israele non ha diritto di esistere. Si parla di legittimità internazionale ma quella dello stato di Israele si ricava dalle disposizioni dell’Assemblea delle Nazioni unite del 1947. Quel territorio non apparteneva a un inesistente stato palestinese, ma all’Egitto, al Libano e alla Giordania che anzi, per negare il diritto ad uno stato per i palestinesi nelle zone indicare dall’Onu subito l’occuparono. Israele semmai ha compiuto il grave errore di permettere gli insediamenti in Cisgiordania che, assieme a Gaza, doveva essere, in base al trattato di Oslo del 1993, il territorio in cui insediare lo stato palestinese. Ma questo é un altro discorso che mi impegno ad approfondire coi miei 17 lettori. Nel mondo soffia ovunque un nuovo vento anti semita. Mai si erano avvertite fino ad ora tante tendenze che pretendono la cancellazione di Israele (sulla quale continuano a piovere centinaia di razzi lanciati da Gaza come ormai accade quotidianamente da anni). Galli della Loggia parla apertamente dei finanziamenti corposi dell’intera comunità internazionale che servono ad Hamas per far guerra ad Israele e di interi stati, vedi Qatar, che si sono impegnati per miliardi di euro. E’ vero che adesso occorre prioritariamente evitare l’allargamento delle basi del conflitto. Ma non possiamo continuare a negare i paesi che in questo conflitto sono già entrati, vedasi l’Iran. Né possiamo negare l’esistenza di un duplice intreccio, tra l’attacco a Israele e quello all’Ucraina, e tra il mondo liberaldemocratico e i paesi che quel mondo vorrebbero distruggere. Il delirante discorso del leader di Hamas che invoca il sangue degli uomini, delle donne e dei bambini di Gaza perché, dice, “Siamo noi che ne abbiamo bisogno perché risvegli in noi lo spirito rivoluzionario” ci riporta a un fanatismo ideologico-religioso che nulla ha a che fare con qualsiasi spirito rivoluzionario conosciuto nella storia, ma forse solo con le peggiori tendenze del tribalismo. Lontanissimo dalla nostra cultura figlia dell’epoca dei lumi e prima ancora dell’Umanesimo e del Rinascimento. Un mondo fatto di sacrifici umani il cui sangue deve scorrere per risvegliare gli animi teorizzato peraltro dalla comodità di un ufficio di Doha in Qatar é a metà tra il satanico e la presa in giro.

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