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Calcio e morte

2 Dicembre 2024 42 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quando a Firenze a poco più di un quarto d’ora dall’inizio del match tra i viola e l’Inter, un ragazzo di 22 anni, Edoardo Bove, giocatore della squadra toscana proveniente dalla Roma, si é improvvisamente accasciato al suolo, quando i giocatori, gli allenatori, gli staff in panchina si sono diretti di corsa verso di lui agitando le braccia, e poi piangenti, quando il calciatore, tra urla di far presto e gesti che non promettevano nulla di buono, é stato portato in barella verso l’ambulanza, quando insomma un nuovo dramma pareva incunearsi nelle nostre agitate domeniche calcistiche, abbiamo un po’ tutti temuto il peggio. La morte, col suo ghigno beffardo, con la sua improvvisa e inaspettata tempestività, si stava ancora una volta accompagnando con noi. Abbiamo pensato ai casi di Curi e di Morosini, tragici, a quelli di Antognoni, Manfredonia ed Eriksen fortunatamente risolti e a quello di Ndicka, che si é rivelato niente in tutto, e rivolto alla vita e non al calcio le nostre attenzioni. Abbiamo trattenuto il respiro e lanciato un angoscioso pensiero al padre che seguiva allo stadio la partita, alla mamma che forse stava alla televisione, alla fidanzata. Ad un’intera famiglia chiamata a vivere istanti sconcertanti, terribili. La diretta di un dramma. Il dramma di un figlio, della persona amata. Il dramma di un giovane attore sul palcoscenico di un teatro chiamato stadio. Il calcio, lo sport principe degli italiani, lo scontro tra le seconde in classifica, quel gol appena segnato da Lautaro, la palla se avesse o non avesse superato la linea del fallo laterale, ci erano subito apparse inezie, facezie, stupidità. La partita sospesa e poi rinviata era il minimo che le due squadre potessero decidere. E pensare che quel Perugia-Juventus del 1978, con Curi morente, si trascinò stancamente al termine, Cosi come si giocò una finale di Champions nel 1985, all’Heysel di Bruxelles, tra Juventus e Liverpool con 38 cadaveri ancora caldi ammassati fuori dalle cinta. Una partita di calcio visitata dalla morte 38, poi divenute 39, volte. Terribile. Inconcepibile. Straziante. Come Platini che esulta alzando le braccia al cielo al rigore segnato. Lassù l’avranno perdonato? Poi le notizie confortanti. Edoardo sta meglio, ha ripreso a respirare autonomamente, é sedato farmacologicamente, non ha subito danni gravi né all’apparato cardiaco né a quello neurologico. Ha ripreso a parlare. E noi a parlare di calcio. E chiederci quando verrà recuperata la partita. E se il gol fosse valido. La morte può attendere…

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