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Lo scalpo di Craxi

16 Gennaio 2025 58 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Giusto sostenere, come ha scritto su Il Foglio, il figlio Bobo, che la sinistra debba fare i conti con Craxi. Pretenderlo venticinque anni dopo é un po’ come ammettere un lungo e colpevole silenzio. Ma la sinistra, e in particolare il Pd, non può fare i conti con Craxi, né sul piano politico perché dovrebbe ammettere l’errore di Berlinguer, che invece continua ad esaltare (quello di pensare a una terza via tra comunismo e socialdemocrazia anziché avviarsi verso la formazione di un partito socialdemocratico), né sul piano giudiziario (perché dovrebbe capovolgere il giudizio sull’azione di Mani pulite, grazie al quale i post comunisti hanno trovato aperta la porta per il loro rilancio che pareva impossibile a seguito dell’89). Dunque non deve stupire che quasi solo a destra, con l’eccezione di Matteo Renzi e di Sergio Gori, i conti con Craxi siano stati fatti. Ignazio La Russa ha definito Craxi “il primo sovranista”, a proposito di Sigonella (ma il Msi allora lo attaccò prendendo le distanze), mentre Salvini annuncia una visita ufficiale ad Hammamet. A loro, Forza Italia é sempre stato un partito di simpatie craxiane, non costa nulla. Si può concedere l’onore delle armi al nemico o anche strizzare l’occhio a un morto e concepirlo come alleato. Anche se Craxi alleato con la destra non é stato mai, anche se Craxi é stato vice presidente dell’Internazionale socialista, anche se Craxi era amico di Arafat e sostenitore di uno stato palestinese. Rivedere Craxi da parte del Pd significa rivedere se stesso, ammettere che era giusta la sua proposta dell’unità socialista dopo la fine del Pci, e che lo scavallamento dell’eclissi del comunismo in Italia é stata favorita da una sorta di colpo di stato, quello giudiziario del 1992-94, il biennio a dittatura togata, che colpì con una “durezza senza uguali” (uso la frase dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del decennale della morte di Craxi) l’allora leader socialista, lasciando in pace (secondo la testimonianza del sen. ex comunista Giovanni Pellegrino “Violante assicurò D’Alema che i magistrati avrebbero risparmiato il Pds”) il partito che proveniva dal Pci. Lo scalpo di Craxi é necessario. Come il nuovo delitto per Lady Macbeth. Il cadavere politico di Craxi, che pure ha commesso una serie di errori, primo fra tutti quello di non accorgersi del tumulto italiano dopo l’89 che avrebbe portato alla fine del vecchio sistema politico, é il regalo della magistratura al nuovo partito che non poteva più definirsi comunista e non voleva definirsi socialista. Non a caso ancor oggi larga parte del Pd sposa tutte le posizioni della magistratura più politicizzata, contrasta la separazione delle carriere dei magistrati, la riforma del Csm e del carcere preventivo. E si configura come l’unica sinistra europea a non essere protagonista di una battaglia di libertà e di civiltà giuridica. Sono trent’anni e più che é così. Il Pci, Pds, Ds, Pd, come amano definirlo coloro che questa trafila di partiti hanno vissuto con convinta continuità, ha sempre sposato le tesi dell’Anm e dei partiti dei giudici. Rivedere il giudizio su Craxi anche dal punto di vista giudiziario significa sconfessare se stesso. Impossibile, dunque. Possono al più, il primo di tutti fu D’Alema e seguì Violante, riconoscere al Craxi politico alcune buone intuizioni. E lì fermarsi. Perché approfondire troppo le ragioni della sua fine significherebbe scavarsi la fossa. E non lo si può pretendere.

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