M, figlio poco credibile del secolo
Una macchietta, che rassomiglia a Giorgio Bracardi che sbraita “Chiappala, chiappala” e per un altro verso, quello più meditabondo, all’imitazione di Berlusconi da parte di Crozza. Ma era necessario dipingere Benito Mussolini come un malato di sadismo che induce al sorriso soprattutto quando parla da solo? Ma davvero uno così poteva conquistare l’Italia e prima ancora i reduci della grande guerra? La fiction su M, il figlio del secolo, si attarda in tanti particolari sulla vita personale di Mussolini: Rachele, i figli, le sue donne, tra le quali eccelle Margherita Sarfatti che da critica d’arte di livello internazionale viene qui descritta come una stralunata che parla senza farsi capire, la sua segretaria al Popolo d’Italia che Benito sodomizza contro la porta dell’ufficio e naturalmente la triste e drammatica storia di Ida Dalser e del suo Benito Albino. Che la vicenda umana di Mussolini sia stata attraversata da molteplici relazioni intime e scontri e gelosie e anche repulsioni e vendette questo é certamente vero. Ma, santo cielo, che una fiction a lui dedicata parli anche di politica, questo ce lo saremmo aspettati. Il patto coi socialisti viene vissuto in mezzo ad un boato di insulti dei suoi che gli fanno cambiare subito idea, il Blocco con Giolitti del 1921, e parliamo dell’uomo di stato più esperto e acuto, come uno strumento per fregare lui e tutti i liberali, la marcia su Roma come una finta studiata a tavolino e le stragi fasciste come un evento naturale di delinquenza comune. Non c’é nulla che ricordi che il Congresso di Bologna del Psi nel 1919 proclamò la volontà di promuovere una rivoluzione armata e di instaurare la dittatura del proletariato e che nel 1920 tutte le fabbriche italiane furono occupate e il movimento non si trasformò in rivoluzionario perché la Cgdl firmò l’accordo col governo e che sui comuni conquistati si strappò la bandiera tricolore sostituendola con quella rossa. E soprattutto che i reduci di guerra si trovarono spesso disoccupati e ingiuriati. Cioè non si inquadra correttamente il contesto politico e sociale in cui il fascismo si affermò. Per dirla con Zibordi: “Il fascismo fu una reazione a una rivoluzione che non ci fu”. E per dirla con Turati: “Non é possibile predicare per due anni l’insurrezione, minacciare la borghesia agonizzante, senza mettere questa in allarmi e lanciarla violentemente contro di noi”. E ancora parole di Matteotti, il martire, quello che più di ogni altro combatté la violenza fascista, secondo il quale “il comunismo era complice involontario del fascismo”, essendone il primo causa e il secondo conseguenza. Nella serie Sky di tutto questo non v’é cenno e pare quasi che il fascismo si affermò solo per la reticenza del re. Quando il re travicello si rifiutò di firmare il decreto di Facta che proclamava lo stato d’assedio e, conseguentemente, diede a Mussolini l’incarico di formare il governo i parlamentari fascisti erano circa il 10%. Dunque é corretto sostenere che Mussolini non andò al potere con le elezioni. Anche se, negli anni ottanta, quando iniziò l’alternanza tra democristiani e laici alla guida del governo Spadolini deteneva una percentuale inferiore e Craxi di poco superiore. Il primo colpo di stato é stata l’approvazione della legge Acerbo (una lista che avesse ottenuto solo il 25% avrebbe ottenuto i due terzi e l’altro terzo sarebbe stato diviso tra le opposizioni). Molto efficaci i dialoghi tra Mussolini e don Sturzo, contrario alla riforma, quello tra Mussolini e un delegato del papa, quello tra quest’ultimo e don Sturzo. Dall’alleanza tra Vaticano e presidente del Consiglio che anticipa, forse troppo, i benefici economici e fiscali sui beni ecclesiastici che saranno contenuti nel Concordato del 1927, si stringe un’alleanza tra fascismo e chiesa che costringe don Sturzo all’espatrio. Suggestive anche le scene d’insieme soprattutto nella Milano dei primi anni del secolo (quelle viuzze e quelle case diroccate, quegli appartamenti scuri e stretti dove viveva anche la famiglia Mussolini, e poi solo Rachele coi figli). Un po’ fuori misura il ritratto di Italo Balbo, raffigurato solo nelle vesti del picchiatore e del capo banda omicida, sullo sfondo l’eccidio di Torino, condannato da Il popolo d’Italia, in cui i fascisti vendicarono l’uccisione di due di loro con una strage di antifascisti, prelevati di notte nelle loro case e trucidati. Tra il 18 e il 20 dicembre del 1922 furono assassinate 11 persone e 26 furono i feriti. E questo accadde a due mesi dall’incarico che il re affidò a Mussolini di formare un governo di coalizione. Il discorso di Mussolini alla Camera viene correttamente interpretato ma non fu Matteotti bensì Turati a ribattere duramente al leader fascista ironizzando sul fatto che anziché chiedere la fiducia alla Camera Mussolini la concedesse sia pur transitoriamente. Il leader socialista alzò il solito grido di allarme, a cui quasi nessuno seppe o volle corrispondere, rispetto al venir meno delle regole democratiche e accusando i deputati di essere “imbalsamati”. Nella fiction nessun cenno a Turati e al suo discorso. Poi il delitto Matteotti (si accenna opportunamente anche al caso Sinclair) e la crisi acuta del fascismo e il discorso del gennaio del 1925, quello in cui Mussolini si assume la piena responsabilità storica, morale e politica di tutto quel che é avvenuto. E chiude il primo capitolo del suo governo, la rivoluzione in camicia nera trasformandosi in una sorta di dittatura. Le elezioni del 1924 saranno le ultime. Nasce lo stato fascista, con le leggi fascistissime del 1926 anche a seguito dell’attentato a Mussolini avvenuto a Bologna. Ma con quella faccia, quei gesti, quelle bocche, quel personaggetto interpretato nella serie, non penso che sarebbe nato mai.
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