Walter da dipietrista a craxiano
Le svolte, nella politica italiana, sono all’ordine del giorno. E anche le riabilitazioni postume. Ma che Walter Veltroni potesse definire Bettino Craxi, nel corso della presentazione del libro di Stefano Rolando, “Una voce poco fa”, edito dalla Fondazione Bettino Craxi, “colui che interpretò meglio di ogni altro uomo politico come la società italiana stava cambiando”, non può che destare stupore e soddisfazione. Sulla politica estera per Veltroni “Craxi fu grande. Ci fu l’episodio di Sigonella, ma anche la scelta di tenere l’Italia nella sfera occidentale, senza intaccare autonomia e dignità del Paese”. Che dire di più? Certo, a giudizio di Veltroni, Craxi sbagliò (e questo è anche il mio parere) a dare l’indicazione di andare al mare nel giogno del 1991 in occasione del referendum sulla preferenza unica e a non capire che , dal 1989, proprio lui poteva mettersi alla guida del polo di sinistra. Cose, peraltro, che personalmente sostenni già allora, e non 20 anni dopo. Resta però tuttora inspiegabile, con queste premesse, il motivo per cui Veltroni abbia preferito Di Pietro ai socialisti nella battaglia elettorale dell’aprile scorso. Perchè abbia scelto di non dare loro apparentamento e di lasciarli soccombere sotto la scure del 4% e del voto utile. Avrei preferito ci avesse parlato anche di questo. A meno che, e sarebbe davvero la svolta più profonda del secolo, Veltroni si sentisse, già l’anno scorso, più parente di Craxi che non dei socialisti della Costituente.
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