Quando la Dc nel 1958 non presentò la lista al Senato a Reggio senza fare un decreto…
Mai in passato si era verificata una cosa simile. Mai per una lista non ammessa si era ricorso a un decreto, interpretativo o innovativo che sia. La Dc, primo partito italiano, non riuscì a presentare la lista al Senato nel collegio Reggio-Guastalla alle elezioni del 1958 (qualcuno parlò anche di complicità di parte del vertice provinciale democristiano). Resta il fatto che il simbolo della Dc, per mancanza dei requisiti richiesti, non si presentò sulla scheda elettorale del Senato. Il candidato scelto dallo scudo crociato era Giuseppe Graselli, con buone probabilità di risultare eletto. Le firme raccolte non risultarono sufficienti per la sua presentazione. E così, mentre il Pci escludeva dalle sue liste Nilde Iotti, a causa del suo discusso legame con Togliatti, (la donna del “migliore” venne dirottata a Bologna) la Dc puntò diritto sulla riconferma al collegio senatoriale della montagna e di Scandiano-Sassuolo del sassuolese Giuseppe Medici e alla Camera del castelnovese Pasquale Marconi. La Dc, grande partito della prima Repubblica, non si lamentò nè coi giudici, nè cogli altri partiti, e accettò la decisione rispettando le norme in vigore. Molti democristiani votarono sulla scheda del Senato per il Psdi e nel collegio di Reggio-Guastalla venne così eletto, a sorpresa (sarà l’unica volta di un senatore socialdemocratico), il professor Guido Franzini, famoso chirurgo reggiano, fondatore di Villa Verde. Mi pare opportuno ricordare questo precedente perchè credo sia la prima volta che un governo interviene a modificare l’interpretazione delle norme per la presentazione delle liste (eslusivamente a vantaggio, naturalmente, dei partiti che lo appoggiano), incidendo così pesantemente anche sulle sentenze dei Tar. Mai in passato si era agito in questo modo nella vituperata, e oggi rimpianta, prima repubblica.
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