S’io fossi Berlusca arderei lo mondo…
Come il maledetto Cecco. Sì perchè il premier mi ha dato netta l’impressione di avere in seno una carica di distruzione molto più alta di quella di costruzione, o di ricostruzione, che ora servirebbe. L’ho sentito anch’io interferire con Ballarò a colpi di scudiscio e l’ho osservato mentre a Lisbona parlava della fiducia verso di lui che oscillava sul 56% (la più alta di tutti i premier d’Europa), poi improvvisamente abbassata al 54% due giorni dopo. Ho sentito rimbombare le sue parole sulla “signora Carfagna”, liquidatorie visto che il caso non lo faceva certo “tribolare”, e quelle beffarde verso Casini, che avrebbe dovuto appoggiarlo nel momento in cui Fini lo sfiduciava (così, come se la politica fosse il gioco dei quattro cantoni). E poi ho visto che quest’oggi è ripartita l’offensiva morale contro Fini dalle pagine de “Il Giornale” per via d’un’ auto da centomila euro pagatagli da An. Cecco era un poeta, un grande poeta e aveva covato la sua ira funesta nei momenti d’una vita costellata di dolori e privazioni. Era un eretico, che urlava la sua rabbia contro il mondo, la chiesa, il papa, la madre e il padre. Tutto, tranne le “donne giovani e leggiadre”. Oddio, su quest’ultimo punto si potrebbe obiettare che il paragone tiene davvero….
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