Giusto che il no di Mirafiori festeggi la sconfitta per un pelo
Sembrava una nottata elettorale con tanto di risultati parziali, con sondaggi, con urla di vittoria e sberleffi di sconfitta (com’è stata stonata quella presenza di Luca Telese dinnanzi ai cancelli di Mirafiori…), mentre gli operai montavano i turni di notte alla catena di montaggio. Era imprevedibilmente davanti il no quando la trasmissione di Paragone si è spenta a tarda ora. Poi il risultato si è capovolto e il sì ha vinto, sia pur con solo il 54% dei voti. Mi sono chiesto se i sindacalisti del no si fossero augurati davvero di vincere. Mi ricordo quel che disse Togliatti durante le elezioni del 1948 (“Credo che perderemo perchè semmai dovessimo vincere non so come faremmo a governare”). E i risultati gli diedero ragione. Se il no avesse superato il 50% sarebbero stati attribuiti ai suoi sostenitori i mancati investimenti e forse la chiusura di Mirafiori. Così i fautori del no possono celebrare il loro parziale successo e cercare di condizionare, con la forza conseguita, i futuri sviluppi della situazione. Anche se adesso si porrà la questione che la Camusso ha posto alla Fiom. Cioè firmare l’accordo che la maggioranza dei lavoratori ha approvato, sia pur di misura. E che è stata approvata anche dagli operai ove il sì è prevalso di nove voti (non è vero che la vittoria del sì, come ha detto Vendola, è stata procurata dal voto determinante degli impiegati, che pure non sono dei lavoratori di serie B). Mi auguro che la linea della Camusso venga accettata dalla Fiom. Adesso è evidente che tutti devono far sì che gli impegni assunti da Marchionne vengano immediatamente mantenuti e spero che su questo la battaglia sia unanime nel mondo del lavoro.
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