La Sant’anchè
La Santanchè ad Annozero aveva una bocca grande. E sembrava il lupo di Cappuccetto rosso. Voleva mangiarsi la trasmissione. In realtà si è rivelata un’interlocutrice stanca, che urlacchiava senza convincere probabilmente neppure se stessa, che fino a poco fa sosteneva oltretutto il contrario. Donna dei salotti romani, convertita recentemente al berlusconismo più ossequiente, la dama della destra offendeva e minacciava tutti coloro che parlavano anche senza ostentare propositi bellicosi. Una pena. Berlusconi meritava ben altro difensore. Anche a chi, come me, è convinto della difficile dimostrazione dell’esistenza di reati nei suoi comportamenti (l’unico dubbio è relativo alla telefonata in questura per Ruby), e che il centro sinistra farebbe bene a puntare alla sconfitta politica e non morale del berlusconismo (le questioni che hanno attinenza con la politica sono qui relative al contrasto tra la vita privata del premier e le sue enunciazioni pubbliche sull’etica e tra l’utilizzazione di ancelle nella sua villa e il loro sfruttamento in politica, vedasi il caso Minetti) non può sfuggire il grado di intolleranza e di scarsa propensione al dialogo di una donna inviata in tivù con l’unico compito di fare ostruzionismo. Brava a far capire ai telespettatori che la ragione non stava dalla sua parte. Con le sue labbra gonfie e probabilmente rifatte e il suo viso tirato e nervoso e quella bocca che rassomigliava a quella di qualche aspirante berlusconiana a Villa Macherio o ad Arcore, la Sant’anchè, come l’ha definita Turci, non ha proprio convinto nessuno, almeno credo. Negare l’evidenza rappresenta un modo convincente per dimostrarla. Con quella bocca può dire ciò che vuole? No.
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