Se Bertinotti e Vendola diventassero socialisti europei
Non è senza soddisfazione che si deve commentare, da parte di un socialista italiano ed europeo, l’affermazione di Bertinotti a Livorno. Secondo l’ex presidente della Camera sono fallite sia l’alternativa di sinistra stile 2008, sia il progetto del Partito democratico. E dunque non resterebbe che accostarsi al socialismo europeo. Noi siamo sempre stati parte della famiglia socialista europoa ma, è inutile negarlo, siamo anche stati da sempre socialisti italiani, cioè quella specie particolare di socialisti europei che ha saputo coniugare, con Craxi e poi, su scala europea, con Blair, il riformismo con il liberalismo. Dunque ancora piuttosto lontani da quell’idea di socialismo di Bertinotti, che dal Psi non a caso proviene, ma che poi lo lasciò in nome di un massimalismo sconfitto dalla storia. Conosco personalmente Bertinotti ed ho anche collaborato per due anni con lui nell’ufficio di presidenza della Camera e conosco anche la propensione dell’ ex presidente al dialogo, la sua forte curiosità intellettuale, il suo atteggiamento sempre disponibile e mai settario. Scherzando gli dissi una volta “Ma tu in realtà sei un liberale di sinistra”. Il che contrastava certo con la sua identità politica. Un comportamento e un’identità che mi apparivano inconciliabili. Non mi stupirei dunque che Bertinotti arrivasse anche a sposare il socialismo liberale, dopo aver sposato prima il socialismo massimalista, poi il comunismo più o meno libertario, l’Unione de la gauche e adesso il socialismo europeo. E lo dico senza dietrologie. E non mi stupirei neppure che questa ammissione di Bertinotti, come è stato già scritto, preludesse ad analoga e anche più diretta e significativa adesione al socialismo europeo da parte di Vendola e del suo partito. Non so cosa farebbero a quel punto coloro che finora l’hanno osteggiata, nonostante noi del Psi avessimo sempre condizionato, ma invano, quella scelta alla nostra adesione al progetto politico di Sel. Certo rimarrebbero profonde divisioni in politica interna. Penso alla politica economica e industriale, al tema di Mirafiori. Penso a molti giudizi sulla magistratura italiana, penso ad alcuni affondi in tema di politica estera (ad esempio l’Afghanistan). Non si cancellerebbero le diverse impostazioni semplicemente con l’adesione a una cornice europea. Ma sarebbe anche assurdo considerare queste adesioni ininfluenti sulle nostre scelte. In fondo la nostra pervicace resistenza, la nostra insistenza, nonostante le condizioni così sfavorevoli, sul panorama politico italiano, dipendono soprattutto dall’adesione a una identità che nessuno in Italia finora rappresenta. Se anche altri la vogliono sposare non possiamo certo continuare a fare la vita da singoli, come se nulla fosse.
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