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Il polo dell’insulto

27 Agosto 2012 2.190 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Si sta formando in Italia una nuova aggregazione politica di stampo populista. In comune i soggetti che ne fanno parte non so se abbiano un programma, ma hanno certamente un linguaggio: quello fondato sull’insulto. Parlo, com’è ovvio, dell’abbinata Grillo-Di Pietro. Il primo è nato col famoso Vaffa e poi corroborato con deliranti aggressioni verbali sfociate nell’ultimo “fallito e piduista” dedicato a Bersani. L’altro è nato col Piemme dal culto delle manette, durante l’offensiva di Mani Pulite, poi inserito in politica grazie a D’Alema nel collegio blindato del Mugello, ministro dell’Ulivo e dell’Unione, resuscitato da Veltroni con l’apparentamento concessogli in esclusiva del 2008 e contemporaneamente negato ai socialisti e ai radicali, e oggi in combutta col primo per succhiare voti al Pd. Bersani ha ragione. E meno male che l’ha capita. Nè l’uno nè altro appartengono alla storia e ai valori della sinistra, alla quale invece appartiene Vendola, nè tanto meno a quella riformista, alla quale invece Vendola non appartiene. Dio ci scampi dal governo del Polo dell’insulto, che ostenta disprezzo e aggresività contro tutti coloro che non la pensano come lui. E’ in fondo quell’area giustizialista alla quale ha fatto riferimento Luciano Violante (citando anche Il Fatto quotidiano) e di giustizialismo il convertito (onestamente) Violante se ne intende. Il Polo dell’insulto è incompatibile col centro-sinistra che deve invece fondarsi sui valori della tolleranza e del rispetto per l’avversario. E deve usare il linguaggio della concretezza e della speranza. E poi anche perchè la politica dell’insulto, greve e volgare, finisce sempre per scontrarsi con la logica della democrazia e per metterla in discussione. Bersani coglie nel segno, dunque, quando dà del fascista a Grillo e con lui anche a Di Pietro, che gli risponde paragonandolo a un asino. Noi non abbiamo mai avuto dubbi sulla radice politica del dipietrismo, della quale il grillismo è solo un’estrema conseguenza. E plaudiamo contenti al fatto che il segretario del Pd ci abbia ancora una volta dato ragione.

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