La cavaliera
Lo danno per certo, poi qualcuno lo smentisce. Sarà Marina Berlusconi a prendere il testimone del partito di famiglia. Sarà lei a contendersi l’Italia con Matteo Renzi. La Renza, o meglio sarebbe a dire, la cavaliera. D’altronde, dicono, non è stato così in America coi Kennedy e coi Bush? Perché allora stupirsi se un Italia ormai americanizzata si comporta nello stesso modo? Dinastie di là e di qua dell’Oceano. “Tu vuò fa l’americano”, canterebbe Apicella, caro Veltroni, e allora eccoti servito. Ci sono stati i Kennedy e i Bush, e ci saranno i Berlusconi, o Berluskony o Berluscones che sia. Solo che i Kennedy erano tre fratelli che hanno fatto politica anche insieme e per anni e Bush figlio era un esponente repubblicano anche quando il padre era presidente. Lei no. Marina succederà al padre improvvisandosi politica. Come del resto fece Silvio che scese, o salì per dirla con Monti, in politica a gennaio e ad aprile vinse le elezioni. In fondo l’inesperienza è oggi considerata una virtù. Dicono che Marina stia prendendo lezioni da Del Debbio su come comunicare in tivù e abbia in mente altre lezioni. Non studi troppo, però, perché i troppo “imparati” pungono meno. Marina, nei primi anni sessanta, era solo una canzone. E c’è da giurarci che Silvio l’abbia cantata più di una volta nelle sue orchestrine improvvisate col Fedele Confalonieri. Chissà che il suo nome non derivi proprio da quel motivetto. E che i Berluscones non riescano a succedere ai Savoia, dopo la crisi della Repubblica. Dopo la fine dei partiti e la crisi anche di quelli personali chissà che non nascano i partiti di famiglia…
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