La patrimoniale
C’è una gran confusione quando si parla di patrimoniale. Sugli immobili esiste già ed è l’Imu, ieri Ici, oggi Trise, poi Tuc e adesso pare abbiano deciso di chiamarla Iuc. Si può discutere il fatto che l’abbiano soppressa sulla prima casa, ma che sia una patrimoniale sugli immobili è certo. Anche perché viene prelevata in base alla estensione dell’immobile e al suo valore catastale. Dunque chi più ha, più paga. Poi esiste l’Irpef. È vero che in Italia esiste solo sulla carta, perché viene pagata solo dai lavoratori dipendenti, mentre gli autonomi la pagano secondo coscienza, e spesso cattiva coscienza, visto che abbiamo l’evasione fiscale più alta d’Europa. Esiste anche una forma di prelievo sui depositi bancari, dunque sui patrimoni mobiliari, che il decreto Salva Italia e la legge di stabilità 2013 hanno ulteriormente aumentato, ed esiste una tassazione delle transazioni finanziarie (Tobin tax) recentemente approvata. Quando si parla di patrimoniale di cosa si parla, dunque? Si dice che dovremmo chiedere un ulteriore contributo alle grandi ricchezze. In Francia Hollande aveva deciso una supertassazione dei ricchi, col 75 per cento di imposizione fiscale oltre il milione di euro, che poi è stata successivamente invalidata e che aveva già determinato una tendenza non trascurabile alla fuga dalla Francia. Possiamo tentarla anche in Italia? Non saprei con quali conseguenze. Si potrebbe puntare a una richiesta di contributi una tantum dei patrimoni accertati che superino una certa cifra. Nomisma, dunque in qualche misura lo stesso Prodi, fa un conto. Visto che quasi il 50 per cento della ricchezza è in mano in Italia a poco più del 10 per cento degli italiani, applichiamo a costoro un prelievo una tantum del 10 per cento, suddiviso in tre rate annuali, e avremo un recupero di 113 miliardi, con quote di 38 miliardi l’anno. A me pare una buona idea, una idea giusta e giustificata dalla grave crisi italiana, un ottimo incentivo a rilanciare l’economia, investendo gran parte di quel patrimonio nell’abbattimento delle tasse sul lavoro e sulle imprese. Resta il fatto che l’operazione si presenta tutt’altro che semplice, non solo per le evidenti resistenze politiche e per la difficoltà tutta italiana di accertare i redditi (si parla di ricchezza liquida, ma per censire la ricchezza non basta), ma anche perché il rischio che si produca un esodo alla francese, e qualche colpo di scena della Corte costituzionale, appare tutt’altro che remoto. Ai piccoli passi di Letta, che quest’oggi ha confessato di non essere Babbo Natale, si contrappone l’intrigante e miracoloso messaggio della prodiana Nomisma. E non siamo ancora all’Epifania coi doni dei tre re Magi…
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