Home » Nazionale

Tra Schroeder e Renzi

8 Aprile 2014 1.413 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Leonardo Scimmi ci riporta al tema centrale della discussione sulla crisi e porta a paragone l’esempio della Germania. Il pacchetto di riforme introdotto dal socialdemocratico Gerald Schroeder costituì la spinta per la ripresa di un paese ridotto in una difficile condizione economica e sociale dopo il ventennio post unificatorio. Per tutti gli analisti ne fu la condizione fondamentale. Nel 2003 la Germania contava 5 milioni di disoccupati e un progressivo preoccupante impoverimento generale. Al governo c’era una coalizione di sinistra formata da Spd e Verdi, presieduta al leader della socialdemocrazia tedesca Schroeder. Quest’ultimo prese il coraggio a due mani e con la consulenza di Peter Hartz, allora capo del personale della Wolkswagen, formulò proposte innovative, coraggiose e che si rivelarono adeguate.Il progetto, definito poi Agenda 2010, finì per costituire una vera e propria riscrittura del Welfare. Che questo sia avvenuto su impulso della sinistra testimonia peraltro la particolarità della patria di Bad Godemberg. Disse Schroeder al Bundestag il 14 marzo del 2003: “Ridurremo le prestazioni dello Stato, promuoveremo la responsabilità individuale, ed esigeremo un maggior contributo da parte di ognuno”. Il suo governo, anche i Verdi di Fischer furono della partita, volle introdurre novità importanti anche se tutt’altro che popolari, come la diminuzione delle indennità di disoccupazione, i tagli dei contributi sanitari per le malattie, una maggiore flessibilità per i lavoratori assunti nei primi quattro anni dalle nuove imprese, assieme ad altri quali una minore pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro, fissando anche tetti massimi al prelievo del 42 per cento rispetto al precedente 53.

Dunque i principi della sua Agenda 2010 erano: minore pressione fiscale, maggiore flessibilità del lavoro, minore spesa sociale. Questi tre capisaldi avevano qualcosa in comune con la filosofia della sinistra, compresa quella socialdemocratica? Già Tony Blair in Inghilterra e Bettino Craxi in Italia avevano rotto i vecchi schemi. Se il problema di fondo è la ripresa, in nome del vecchio e sempre attuale principio dell’equità, bisogna rimuovere tutti gli ostacoli che la impediscano. Senza sviluppo non esiste occupazione e senza occupazione non può esistere equità. Il problema del nostro tempo non è la tosatura della pecora, è la sopravvivenza della pecora e la sua naturale evoluzione, perché possa essere tosata. Questo Schroeder, ma anche Blair e Craxi, avevano capito.

Il capo dell’Spd dovette affrontare scontri durissimi con la sinistra socialdemocratica e col sindacato e finì per perdere tutte le elezioni regionali, per convocare nuove elezioni politiche e per perdere anche quelle. Ma egli rimane oggi nella storia per avere recato il contributo più elevato allo sviluppo economico e sociale del suo paese. Oggi la Germania è una nazione che, non solo ha superato la sua crisi, ma è divenuta una delle economie più forti del mondo. Mi auguro che il Jobs Act, del quale condivido pienamente la filosofia, possa portare altrettanti benefici all’Italia e mi auguro naturalmente che Renzi, contrariamente a Schroeder, le elezioni le vinca. Anche se a volte è meglio scontrarsi con l’opinione generale, aver torto subito, ma ragione dopo. Ciò che conta è la lungimiranza che alla fine la vince. E’ questo anche il parere del nostro presidente del Consiglio?

Leave your response!

Add your comment below, or trackback from your own site. You can also subscribe to these comments via RSS.

Be nice. Keep it clean. Stay on topic. No spam.

You can use these tags:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

This is a Gravatar-enabled weblog. To get your own globally-recognized-avatar, please register at Gravatar.