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I due tumori di Marco

4 Agosto 2014 1.033 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ho conosciuto Pannella nell’ormai lontanissimo 1973. Ero un giovane socialista innamorato delle battaglie sui diritti civili che erano sue e del nostro Fortuna. Eravamo alla vigilia del referendum sul divorzio che segnerà la prima vittoria laica dei socialisti e dei radicali. Ricordo che subito dopo iniziammo nella mia città la raccolta delle firme per la legge sulla legalizzazione dell’aborto. Su questa battaglia ci impegnammo in una dura polemica coi comunisti, ancorati alla politica del compromesso dei valori e non soltanto dei programmi.

Marco Panella stava conducendo uno dei suoi plurimi digiuni. Quando lo portammo a pranzo (a Reggio Emilia chi arriva come ospite generalmente ne approfitta) lui ci osservava mangiare, parlava a dirotto e sorseggiava solo un cappuccino. Naturalmente, anche alle luce degli innumerevoli digiuni che poi vorrà affrontare, non ricordo quale fosse l’obiettivo di quella forzata astinenza da cotechino. Ricordo invece che mi impressionarono i suoi occhi spalancati e il suo piacere nel comunicare e anche del dialogare con noi sconosciuti ragazzi di periferia.

Si può dissentire da Marco Pannella, ma non si può non riconoscergli innanzitutto queste due caratteristiche: la sua entusiastica protervia nel condurre la lotta procedendo secondo un calendario fissato da lui e non deciso da altri, e la sua laica, libera, tollerante filosofia del dialogo e del rispetto di tutte le opinioni. Ricordo che a un congresso radicale riversò la sua imbufalita interruzione su una platea che tentava di sovrapporre urla di disapprovazione all’intervento di un avversario politico. Un radicale rispetta e ama anche il suo avversario. Cristianamente gli pone l’altra guancia. Poi continua la sua battaglia. Anche per questo credo di essere stato il primo socialista, dopo Fortuna, a iscriversi anche al Pr.

Chissà, magari se Craxi non fosse diventato segretario del partito e avesse continuato a reggerlo la nebulosa demartiniana, quella mia scelta avrebbe potuto diventare anche più esaustiva. Così ho mantenuto sempre, fino al convegno di Chianciano del 2008, un rapporto con Marco che verso di me ha sempre manifestato simpatia e affetto. Come quando mi chiese di convocare assieme a lui la platea di Chianciano per rilanciare un progetto simil Rosa nel pugno e ne fui gratificato oltremisura, dopo il fallimento della Costituente socialista anche per colpa del mancato apparentamento veltroniano.

Oggi Marco, 84 anni, rivela di essere stato colpito da due tumori. Sempre esagerato, non poteva bastarne uno. Combatterà anche con quelli. E non smetterà i suoi digiuni anche se gli potranno risultare fatali. Ho sempre immaginato che Pannella sognasse una morte sul campo di battaglia. Morire per uno o due tumori è troppo banale. E anche un po’ partitocratico. Lui sfodererà la scimitarra e sfiderà il mondo da vecchio guru di una filosofia purtroppo in Italia fortemente minoritaria. E assieme ai suoi ne inventerà una clamorosa. Ne sono certo. E ci lascerà ancora di stucco. A due tumori oggi, intanto, risponde con due digiuni. Altro che accettare il destino. Uno può anche sceglierlo, nella migliore tradizione libertaria. E soprattutto pannelliana.

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