È guerra all’Occidente. E noi?
Non mi riesce di trovare un paragone storico di tanta ferocia contro l’Occidente. Un terrorista arriva in canotto con un fucile dentro un ombrellone. La spiaggia di Sousse, in Tunisia, a poche decine di chilometri da Hammamet, è densa di turisti occidentali che prendono il sole e fanno i bagni. Il terrorista sfodera il fucile e si mette a sparare contro i bagnanti, seguendoli uno a uno e scaraventando contro di loro una serie infinita di proiettili. Muoiono crivellati dai colpi in 37 mentre decine e decine sono i feriti gravi. Il sangue si mischia alle creme e alle bruciature della pelle. Fa laghi rossi sulla sabbia. Poi il folle omicida si sposta verso la piscina e continua la carneficina.
Questo avviene mentre attacchi analoghi si verificano in Kuwait e in Somalia, e in Francia un islamico taglia la testa del suo datore di lavoro. L’unico precedente è in altre stragi compiute dal l’estremismo islamico, prima fra tutte quelle contro la redazione di Charlie a Parigi. Vorrei poter assumere qualche altro precedente. Ancora mi viene alla mente la strage in Pakistan, nella scuola miliare contro ragazzi inermi o quella degli studenti universitari in Nigeria. È vero, sono state commesse stragi atroci, anche in Bosnia e in Cecenia. Ma l’idea di sterminare noi occidentali solo per il fatto di appartenere al nostro mondo non è mai stata di nessuno, prima d’ora. Forse bisogna ritornare alle invasioni barbariche per individuare un precedente storico.
Si tratta di una guerra contro l’occidente e contro la sua civiltà liberale. Questo è bene che ce lo ficchiamo tutti in testa. Forse Oriana Fallaci, a cui tutti demmo dell’estremista, non aveva tutti i torti. Soprattutto su un punto. Quando si dichiara guerra alla nostra civiltà, chiamiamola pure cristiana e liberale, la guerra bisogna farla. Purtroppo. Altrimenti il rischio è quello di essere sopraffatti. È vero, vengono colpiti anche cittadini arabi e governi arabi, ma proprio in quanto amici degli occidentali o subalterni, con l’Islam cosiddetto moderato, al nostro mondo. Siamo noi il bersaglio. Non credo che la cosa sia ben chiara ai nostri governanti occidentali, a cominciare dal presidente degli Stati Uniti Obama. Abbiamo salutato la sua presidenza con entusiasmo e i suoi primi passi, vedasi la riforma sanitaria, con grande soddisfazione. Poi abbiamo registrato solo incertezze, timidezze, contraddizioni evidenti, e mai così tragiche, sulla politica estera.
Elenchiamoli: via dall’Iraq ridotto a territorio di guerra, guerra a Gheddafi, che ha aperto la stagione del conflitto armato e della confusione dei governi, indecisione assoluta sulla Siria, prima con la più assoluta indifferenza nei confronti della rivoluzione, poi con l’appoggio a una opposizione trasformatasi gradualmente in un fronte guidato dal terrorismo islamico. Si teorizza oggi che il principale nemico è Putin. Così si guarda al conflitto ucraino e non al massacro islamico. Peggio di così… Adesso si stabilisce che nessun intervento occidentale deve essere messo in campo per sconfiggere l’Isis. Bastano i droni e i curdi? Ma suvvia. L’Isis si rafforza e avanza e noi osserviamo inermi la vittoria dei tagliagola. E il senso di vittoria si propaga e ingigantisce le fila dei fanatici e degli omicidi. Che girano col segno delle dita a V e incitano a nuove stragi.
Anche l’Europa che non c’è finge di guardare altrove. Tanto, saranno problemi degli americani… Non volevamo che gli Usa smettessero di fare i gendarmi del mondo? Eccoci serviti. E l’Europa che fa? Non è neppure capace di trovare un’intesa sui migranti, mentre si elevano muri e opposizioni alle loro quote e si lascia sempre più sola l’Italia. Ho la netta impressione che se il mondo occidentale e civile non combatte a fondo questa guerra, che non è solo militare, ma anche di intelligence, e certo diplomatica e politica, alla fine vinceranno gli integralisti islamici e da noi magari gli integralisti occidentali. Entrambi, sia chiaro, con libere elezioni. E il mondo correrà seri pericoli.
Mauro Del Bue
Mauro Del Bue
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