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Un anno di Interessi comuni (Del Bue intervista Santoro)

7 Agosto 2015 1.500 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Del Bue: È passato un anno. Dodici mesi a scrivere, a proporre, a suggerire normative, a presentare il libro che ha raccolto gli interventi di Angelo Santoro e Biagio Riccio sul rapporto tra cittadini e banche pubblicati dall’Avanti. Il bilancio di attività lo scriviamo col presidente dell’associazione Interessi comuni Angelo Santoro, che ha fatto della difesa del cittadino dagli abusi bancari il suo credo. Einciamo proprio dalle proposte in materia legislativa.

Santoro: Sì, è vero siamo stati attivi anche sul piano legislativo. Abbiamo trovato la disponibilità dei parlamentari socialisti e ringrazio per questo Riccardo Nencini. I senatori hanno avanzato una proposta di legge relativa alla modifica della Legge n° 147 del 2013 articolo 1 comma 160, che permette alle banche di portare immediatamente a perdita la minusvalenza per il mancato incasso, ed evitare, così, di doverci pagare sopra le imposte una volta inserite a bilancio.

Del Bue: Poi gli impegni recentemente assunti sul tema della centrale rischi.

Santoro: Alla Centrale Rischi delle banche Interessi Comuni ha risposto con la Centrale Banca di Rischio, ufficializzata durante una recente Conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica, insieme al senatore Enrico Buemi e gli avvocati Marco Polizzi e Biagio Riccio. Non è un guanto della sfida come è stato definito dai mezzi di informazione, ma un corretto svolgimento delle cose. Così come è giusto che gli Istituti di Credito “sputtanino” con la Centrale rischi i cattivi pagatori (quelli che ritardano il pagamento di una rata di mutuo tanto per intenderci), è altrettanto corretto che con la nostra Centrale banche di rischio mettiamo al corrente i cittadini di quali sono le banche che hanno approfittato, in tuti i sensi, del bisogni delle imprese e delle famiglie italiane. Una pagella? Perché no…

Del Bue: Un caso soprattutto ha colpito tra quelli opportunamente segnalati nei vostri interventi: quello relativo al fallimento della azienda Mandelli di Piacenza, una azienda forte che attraversava un momento di difficoltà ed è stata costretta per ottenere un finanziamento da una banca nazionale a comprare aziende decotte.

Santoro: É vero. Quella banca era anche socia della Mandelli e ne ha procurato il fallimento. Si tratta della Bnl il cui presidente ha preteso l’acquisto da parte della azienda di alcune attività produttive in crisi che appartenevano alla sua famiglia. Il default è stato quasi immediato. Ma la banca ha deciso di rivalersi sulla famiglia. E il suo debito è passato dal nonno, al padre e adesso al figlioletto che è nato con decine di milioni di debito già nella culla.

Del Bue: A Piacenza si è svolta una manifestazione molto partecipata di Interessi comuni, con l’ex sindaco Franco Benaglia e tutta la famiglia Mandelli.

Santoro: È stato un incontro molto toccante. La famiglia Mandelli é consapevole di trovare in noi un punto di riferimento, ma anche un solido gruppo di amici, che non la molleranno.

Del Bue: Il libro con gli scritti tuoi e di Riccio ha fatto un po’ il giro d’Italia. Da Roma, dove è stato prenotato al Senato, a Reggio Emilia, Bologna, Napoli. Ovunque ha suscitato interesse.

Santoro: Non chiedere al vinaio se il vino è buono. Però devo dire che non c’è stato incontro e presentazione del libro che non abbia suscitato attenzione, interesse, curiosità.

Del Bue: Questo è avvenuto sempre. Ma ogni volta, almeno quando io ero presente, è capitato di assistere ad interventi di persone che avevano problemi con le banche e li avanzavano con la speranza che ci fosse qualcuno ad ascoltarli, a comprenderli. Era un grido costante di aiuto. Un S.O.S disperato.

Santoro: Nella mia esperienza di un anno non mi è mai capitato di incontrare una persona che non avesse problemi con le banche. Anche solo per un conto corrente, non parliamo poi degli artigiani, dei commercianti, degli imprenditori…

Del Bue: Sembra quasi che sia svanita, con l’accorpamento delle piccole banche locali, quella dimensione umana del rapporto con il cittadino. Il potere decisionale è fuori, è in alto, è lontano.

Santoro: Questo è problema centrale. Oggi abbiamo banche spersonalizzate. Rispondono a criteri decisi altrove. Non sanno distinguere. Pensiamo ancora alla Centrale rischi. Chi ci entra poi non esce più. È condannato a morte.

Del Bue: Eppure oggi viviamo l’epoca delle grandi catene bancarie, create per reali problemi di competitività sul mercato europeo. Ma come è possibile conciliare questa esigenza col bisogno di essere dentro una dimensione territoriale? Non c’è un problema anche di personale? Come quello delle pubbliche amministrazioni i dirigenti non frenano per paura di assumersi una responsabilità?

Santoro: Le banche non devono competere sul mercato europeo, ma sul territorio perché è lì che nascono ed è alle loro comunità che devono rispondere fornendo strumenti per uscire dalla crisi e per rimettere in moto l’economia.

Del Bue: Ma dopo il quantitative easing di Draghi non avranno maggiore liquidità queste nostre banche? Dunque anche più risposte da destinare all’economia?

Santoro: Dovrebbe essere proprio questo lo scopo, ma ho timore che la maggiore liquidità verrà sfruttata solo per accrescere l’influenza delle banche in Europa e allargare il loro raggio d’azione lasciando ancora una volta sole le economie locali.

Del Bue: Non credo che i default bancari del nostro tempo siano dovuti all’eccesso di liquidità al mondo delle imprese. Cito i casi del Monte dei Paschi e negli anni ottanta del Banco Ambrosiano.

Santoro: Assolutamente no, come hanno dimostrato le cronache giudiziarie. Ancora una volta è stata la sete di espansione, dettata più da interessi politici che economici, a creare le condizioni che hanno portato al default di banche storiche.

Del Bue: Grazie, caro Angelo, per il lavoro fatto. Grazie per avere contributo a far crescere nel Psi e sull’Avanti la consapevolezza di questa nuova emergenza. Anche i tradizionali schemi sono tutti saltati. Una volta lavoratori e imprenditori erano su lati opposti della barricata. Purtroppo oggi assistiamo a drammi, e anche a suicidi, di entrambi. E si uniscono contro nuovi poteri arroganti, come quello costituito da una miope gestione del mondo finanziario. O d’altro lato, contro una burocratica e punitiva visione della equità fiscale. I nuovi poveri oggi sono quelli che non hanno potere, che non hanno protezioni politiche e sindacali, che non hanno voce per difendere i loro diritti. L’Associazione Interessi comuni e l’Avanti hanno tentato di offrire la loro

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