Tutta la verità sullo stadio, il Sassuolo e la Reggiana e una proposta a Mapei
Conosco bene tutte le vicende che riguardano gli argomenti nuovamente all’ordine del giorno. E cioè la questione Sassuolo a Reggio, la vertenza sullo stadio, i nuovi provvedimenti adottati sul Mapei Stadium città del tricolore. Parto dall’inizio, quando suggerii a Barilli di occuparsi dello stadio dopo avere riaperto i distinti coi soldi della Development, nel settembre del 2010. Si pensava che non dovesse avvenire mai e invece dal settembre del 2010 gli sportivi reggiani poterono prendere nuovamente posto nel settore distinti. Avrei gradito che la commissione di vigilanza ci avesse consentito la capienza effettiva degli ottomila posti. Invece autorizzò solo una capienza limitata di 5.900 posti perché dovevamo dotarci di un’area esterna di rispetto seguendo le normative. Area esterna che l’ingegner Zambelli propose poi di adottare installando transenne mobili (la decisione di portare la capienza effettiva dello stadio a 24.700 posti è anche legata all’installazione di un tornello nella curva nord, che porterebbe la sua capienza da 4mila a 5mila posti).
Barilli non ci pensò un attimo e cominciò a sistemare lo stadio che stava andando in rovina. Fece pitturare (anche puntando sulla disponibilità del tifosissimo Turci) tribuna e piloni esterni che erano marcescenti, mise mano ai palchi, agli uffici e agli spogliatoi, fece rifare panchine che stavano crollando. Insieme inaugurammo il nuovo stadio di Reggio “Città del tricolore”. Fu ancora Barilli a partorire l’idea di portare a Reggio il Sassuolo, che stava volando verso la serie A nel 2013. Ogni anno la Reggiana spendeva dai tre ai quattro milioni di euro e aveva bisogno di ripianare. Giocatori era difficile venderli. L’idea si tramutò in realtà. Coi soldi dell’affitto del Sassuolo Barilli riuscì a mettere una pezza al bilancio: credo che Squinzi gli abbia versato 750mila euro per un anno. Siccome poi, nel dicembre del 2013, si apriva l’asta per l’acquisto dello stadio di Reggio dal curatore fallimentare, Barilli puntò sull’acquisto dell’impianto per finanziare la società. Si costituì una immobiliare con diversi imprenditori locali. Il Comune, dopo una battaglia non di poco conto in Consiglio e in Giunta, accolse la proposta di consegnare a suddetta immobiliare il suo credito di Ici non versata, per permettere alla Banca emiliana, che lo riteneva indispensabile, l’erogazione del credito.
La mattina in cui si dovevano aprire le buste, siamo stati informati della volontà della Mapei di concorrere all’asta. Nessuno ci aveva nemmeno ventilato questa eventualità. Non la prendemmo per niente bene. Ma anche Mapei sapeva di avere assunto un comportamento non troppo rispettoso delle istituzioni locali e della Reggiana. Io feci una dichiarazione in cui sottolineavo tutto questo. Ma la disponibilità immediata di Mapei di venire incontro alle esigenze della Reggiana ci convinse di evitare ulteriori tensioni e proteste. Oltretutto dall’operazione il Comune introitava, per l’Ici non versata, quasi un milione di euro. Alla fine di una lunga trattativa Mapei sborsò alla Reggiana una cifra di circa due milioni di euro, tra rimborso spese precedenti e sponsorizzazione. Contemporaneamente Mapei e Reggiana si accordarono per un affitto e un carico di spese generali di manutenzione che alla Reggiana risultarono inferiori anche rispetto a quelle che la società granata doveva sborsare al curatore.
Da allora iniziarono gli investimenti della Mapei sullo stadio reggiano: con interventi massicci sugli spogliatoi, sui palchi, sull’illuminazione, sull’impianto di amplificazione. Poi il rifacimento in misto naturale-sintetico del terreno di gioco, con un impianto di ultima generazione per il riscaldamento del terreno, e infine la posa dei seggiolini nelle curve seguendo la normativa UEFA. E credo, adesso, anche nei distinti e in tribuna per sostituire quelli decrepiti attuali. So che il prossimo anno dovrebbe essere la volta della copertura delle due curve. Questo è tutto. Credo sia venuto il momento di porre la parola fine a una diatriba che è oltretutto innaturale. Noi siamo stati sempre antagonisti del Parma e del Modena, mai del Sassuolo, dove sorse a metà degli anni sessanta il primo club granata di tifosi. Certo occorrono anche segnali di buona volontà della Mapei rispetto alla tifoseria Io propongo a Mapei, che l’ha voluta smontare, di sponsorizzare la mostra della storia della Reggiana, che era situata all’interno dello stadio, affittando un luogo dove possa trovare definitiva ubicazione. Sarebbe un grande e definitivo segnale di amicizia e di disponibilità. Ci conto non solo come tifoso, ma anche come autore.
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