I grandi equivoci del palasport
Ne leggo di tutti i colori sul palasport. E francamente resto sconcertato perché partivo da qualche punto fermo. Non solo Pallacanestro Reggiana aveva raggiunto un accordo col Comune nel 2013, quando ero ancora assessore allo sport, relativo al restyling del pala di via Guasco e di tutta la zona adiacente, ma tale accordo era stato ufficialmente e pubblicamente ribadito nell’agosto del 2014 dal nuovo sindaco Vecchi e da Stefano Landi. Oggi si riparla di un fantastico palatenda, da edificare non si sa dove e pagato da chi. Cominciamo a parlare il linguaggio corretto. Cos’è un palatenda? Un pala costruito in un tendone che sbanda al voler dei venti e magari crolla dopo qualche anno? Se è un palasport costruito con tensostruttura chiamiamolo come deve essere chiamato e cioè nuovo palasport. Magari. Noi ci bloccammo per motivi economici e inventammo la subordinata del restyling. Adesso i problemi sono superati? C’è qualcuno disposto a investire su questa struttura? La Pallacanestro Reggiana e disposta a promuovere, sulla scorta della nuova legge sugli stadi e i palazzi dello sport che io stesso lanciai quando nel 2006 ero parlamentare, un’operazione di centro polifunzionale, con annesse strutture commerciali che permettano di rientrare dall’investimento? Bene. Ci sono soggetti nuovi disposti a sviluppare questa operazione? Ben vengano. Non vorrei che si giocasse allo scaricabarile. Dalla dichiarazioni della nuova presidente Ferrarrini, che ricalcano quelle del vecchio presidente Paterlini, sembra che il costo della nuova struttura sia problema che riguarda solo il Comune. Ma così si torna daccapo. Ho letto anche che la media spettatori degli ultimi dieci anni della Pallacanestro Reggiana sarebbe stata di 1.500 spettatori. Spariamo follie. Mai la Reggiana in Legadue ha toccato un minimo così basso. E la sua media complessiva, comprensiva anche dei tre anni di serie A, è certo attorno alle tremila unità. Nell’ultimo campionato gli abbonati hanno esaurito l’intera capienza del nostro palazzo. Poi leggo che il restyling costringerebbe la squadra a giocare fuori per due campionati. Addirittura. Ma se abbiamo costruito uno stadio in sette mesi, suvvia. Leggo anche che un impianto di cinquemila posti sarebbe costoso da gestire. E allora perché si vuole un cosiddetto palatenda da seimila? Non vedo la logica e il buon senso. Sono preoccupato che con questo gioco al rimpiattino tra Pallacanestro Reggiana e Comune alla fine non si smuova nulla. Magari dando ognuno dei due la colpa a quell’altro. E la mia preoccupazione è solo quella di uno sportivo.
…e se si cominciasse a dire che lo sport professionistico deve farsi le strutture senza gravare sulle casse pubbliche? e se si incominciasse a parlare dello “scanalo ingaggi”? e se i incominciasse a dire che…. – bravo Mauro a ricordare gli “accordi presi e mai rispettati e di quanto tu, sì vero amante dello sport, ti sia impegnato sia in parlamento che da assessore per far quadrare il cerchio. Se alla fine i costi verranno sostenuti dal Comune senza adeguato “piano industriale” (affitto equo e non ), io. persona mite ed equilibrata, non pagherò l’addizionale irpef comunale e fors’anche deciderò di incatenarmi davanti al Municipio, sotto la statua di Camillo Prampolini. Adelante hasta la victoria, del bene, siempre
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