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Mentre riprende il campionato modello inglese sempre più lontano

17 Agosto 2015 1.200 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

In tutto il mondo si costruiscono stadi senza barriere, a Roma il questore ha voluto innalzare quelle esistenti. Parliamo di modello inglese e continuiamo ad adottare quello da terzo mondo. Partiamo dalla filosofia diversa dei due modelli, poi andiamo al dettaglio. L’idea di fondo della signora Thatcher coi suoi provvedimenti post Heysel era quella di tenere i violenti, i cosiddetti hooligans, fuori dagli stadi e riempire gli impianti con famiglie e bambini. Quei provvedimenti non hanno prescritto alcuna limitazione per gli sportivi, non hanno obbligato ad alzare barriere laddove storicamente non c’erano, hanno teso solo a colpire i supposti violenti, con forti repressioni, scioglimenti di gruppi, impossibilità perfino di esporre i loro striscioni, e obbligo, tassativamente fatto rispettare dagli steward, di posizionarsi ognuno nel posto numerato assegnato anche in curva. In Inghilterra non esistono biglietti nominativi e tessere del tifoso. Oggi gli stadi inglesi sono praticamente tutti esauriti con oltre il 98 per cento di copertura delle capienze. In molti casi, anzi, si studiano soluzioni per renderli ancora più capienti. La Pay tv ha vincoli nelle dirette e non esiste come in Italia la messa in onda di tutte le partite, ma solo di quelle degli anticipi e posticipi e di una sola gara il sabato pomeriggio. In Italia è tutto all’incontrario. Si è scelta la strada di non colpire i violenti, ma di tollerarli, militarizzando tutti gli impianti. Si sono introdotti biglietti nominativi e tessere del tifoso, nelle tribune è obbligatorio mantenere il proprio posto numerato, ma nelle curve nessuno controlla nessuno. Tutti i tifosi possono mettersi dove vogliono. E spesso, anche, fare quel che vogliono. In compenso si mantengono barriere tra i settori e tra le gradinate e il campo. Se in Inghilterra un tifoso lancia un oggetto in campo viene immediatamente riconosciuto e arrestato. Se succede in Italia viene squalificata un’intera gradinata. E colpiti anche gli innocenti. Se un tifoso in Inghilterra entra in campo, viene arrestato e inibito dal tornarci. Se succede in Italia, penso al penoso caso di Genova, con gli ultras che hanno fatto togliere le maglie ai giocatori, vengono innalzate ancora di più le barriere e innestati dei punteruoli. La filosofia degli inglesi è la prevenzione-repressione individuale, quella degli italiani è la prevenzione-repressione generale. La pay tv italiana è ossessiva e senza limitazioni. Vera e comoda alternativa agli stadi, sempre più desolatamente vuoti, che non raggiungono il 55 per cento di riempimento. Da noi, contrariamente all’Inghilterra, si costruiscono o progettano stadi più piccoli. In Italia, ancora a Genova, è stata sospesa una gara della nazionale per la presenza di duemila tifosi serbi armati di ogni oggetto contundente. Questo nonostante i biglietti nominativi, gli steward, i tornelli. I serbi sono potuti entrare senza che nessuno opponesse resistenza. Era forte la paura di un conflitto. Una cosa del genere in Inghilterra non sarebbe mai avvenuta. Loro sono forti coi forti e deboli coi deboli. Noi, anche in questo, siamo esattamente all’opposto. Per il primo turno di campionato solo l’Udinese si appresta ad inaugurare il nuovo stadio, che passa da 40mila a 25mila. Il Milan vorrebbe passare dagli 80mila di San Siro ai 49mila del Portello, la Roma dai 72mila dell’Olimpico ai 53mila del nuovo stadio, mentre De Laurentis ha annunciato un nuovo San Paolo che passa da 60mila a 41mila. Questo mentre Real Madrid e Barcellona hanno presentato progetti per rendere ancora più capienti il Santiago Bernabeu e il Camp Nou e in Germania tutti gli impianti scoppiano di pubblico con una capienza media di circa 45mila spettatori contro i nostri 22-33mila e un riempimento medio del 93 per cento. Siamo anche sotto la Spagna (75 per cento) e la Francia (69 per cento). Siamo proprio ultimi. Peccato che facciamo finta di non accorgercene…
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