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Palasport: breve storia per capire

8 Settembre 2015 1.311 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Silenzio sul palasport. Dopo l’accordo tra Comune e Pallacanestro Reggiana di tre anni fa, quando ero assessore allo sport, accordo poi sospeso dal patron Landi, c’era stato l’annuncio ufficiale di un accordo reintervenuto tra il nuovo sindaco Vecchi e lo stesso Landi nell’agosto dello scorso anno. Sono personalmente stato informato dal sindaco delle proposte più recenti, del resto più o meno correttamente riportate dalla stampa, che il Comune ha rivolto alla Pallacanestro Reggiana, in base alle quali per il restyling del pala di via Guasco il Comune sarebbe disposto ad accendere un mutuo trentennale e la Pallacanestro Reggiana sarebbe solo caricata di un affitto più alto. L’aumento del costo dell’affitto dovrebbe essere giustificato in base a una capienza che salirebbe oltre i 5mila posti e ai maggiori conseguenti incassi. Non comprendo cosa manchi per arrivare a un accordo. Si dovrebbero solo limare i costi? Non è preoccupante questo stallo? Se vogliamo fare la “palasport story” dobbiamo rifarci al 1987 quando un progetto della Pallacanestro Reggiana, anche allora si parlava di iniziativa privata, aveva ottenuto un contributo a fondo perduto dalla legge 90 per i mondiali di calcio che finanziava anche strutture di altri sport (al Comune di Reggio andarono anche 5 miliardi di lire per le piscine che vennero persi per errori amministrativi). Il finanziamento per il nuovo palasport era pari a due miliardi e mezzo di lire che vennero sprecati perché poi la Pallacanestro, con il sen. Sacchetti, fece marcia indietro. Di queste cose ho piena consapevolezza perché seguivo personalmente la legge come membro della apposita commissione della Camera dei deputati. Poi si tornò attivamente a parlare di nuovo palasport solo a seguito di una nuova iniziativa della Pallacanestro Reggiana di Stefano Landi che presentò un progetto che doveva essere finanziato in modo pressoché integrale dal comune. Fino ad arrivare agli anni scorsi, quando, dopo avere preso atto della indisponibilità della società Aurora di inserire nel Poc la sua area per costruire un nuovo grande centro commerciale, inserimento cui avrebbe corrisposto un beneficio del Comune utile per la costruzione del nuovo palazzo, siamo riusciti a lanciare, con il consenso di Landi, l’idea del restyling dell’attuale palazzo. Devo aggiungere che, mentre si trattava con la Pallacanestro Reggiana, nel contempo il presidente della stessa lanciava una stucchevole polemica col Comune dicendosi contrario a quella stessa idea sulla quale stava attivamente lavorando il patron della Pallacanestro. Poi occorre anche aggiungere che per aumentare la confusione è stata lanciata l’ipotesi della costruzione di un fantomatico palatenda. Un circo? Un impianto in tensostruttura? Per quale costo e a carico di chi? Aggiungo anche che la nuova presidente della Pallacanestro Reggiana si è detta, da ultimo, pubblicamente favorevole a quest’ultima soluzione della quale, almeno a quel che so, non si conosce praticamente nulla. Mi pare evidente che non si possa stare fermi ancora per molto. Se non si può avere il nuovo pala si proceda col restyling di quello attuale. Meglio un uovo oggi che una gallina domani. Tenendo conto peraltro che negli ultimi dieci anni non è riscontrabile un solo caso di un comune italiano che abbia costruito un grande impianto, stadio o palasport, coi suoi soli mezzi. E che per questi impianti è stata recentemente approvata una legge dal Parlamento italiano, del quale fui il primo presentatore, che tende a facilitare tutte le procedure e le remunerazioni per gli investimenti privati. Non vorrei che a solo a Reggio si avesse la pretesa di andare a ritroso. Fuori dal tempo. Fuori dal mondo.

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