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A volte ritornano. I derby Reggiana-Parma degli anni trenta (seconda puntata). Quando a Parma si andava in camion…

16 Maggio 2016 1.112 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

In due anni i granata finirono dalla A alla C. Allora le serie si chiamavano diversamente, ma la forma non cambia il merito, anzi il demerito. La discesa tra il 1929 e il 1930 è impietosa e per velocità surclassa anche quella del 1997-1999. Almeno di campionati nell’epoca dalciniana ne trascorsero tre per passare dal Paradiso all’Inferno. Dopo la discesa in B, e dopo quel derby del 1929 già ricordato e disputato in un Mirabello deserto con la Reggiana gia condannata alla terza serie e finito 2 a 2, i granata, nel 1930-31, col nuovo portiere Corazza, i reggiani Vighi, Ergelini, Boni, Bedogni, Leoni, Violi, Raggio Montanari, riuscirono ad arrivare ai play off promozione che persero a vantaggio del Como, chiamato Comense. Nel campionato successivo arrivano tre fratelli Campari (Milo, Socrate e Nellusco, il quarto, Lanfranco, resta a Bagnolo), che assieme ai Benelli (Arturo, poi Gino e infine Carlo) diventeranno una vera e propria dinastia granata. I Campari venivano dal paese che sarà anche di Lusetti, dei due Bonini, di Ganassi. Un paese fucina di calciatori. Campionato di transizione, avrebbe detto Barilli. Poi nel 1932-33 ritorna finalmente il derby, dopo la retrocessione del Parma. Il 6 novembre del 1932 è pareggio al Mirabello per 1 a 1 (un autogol e pari crociato ad opera di Bertoli). Il 5 marzo del 1932 e dèbacle granata a Parma coi nostri sotto per 5 a 1, e il parmigiano Stocchi che c’infila tre volte. Il gol della bandiera è opera di Violi. A fine campionato siamo secondi, il Parma terzo, ma ai play off va la Spal. Nel campionato successivo, quello del 1933-34, è festa grande per il ritorno in granata di Stefano Aigotti, un reggiano che aveva fatto carriera col Milan. Se mettiamo Pietro Ferrari al posto del romagnolo Corazza può venirne fuori una formazione di soli reggiani, col commissario Regolo Ferretti, reggiano pure lui. Il 29 ottobre del 1933 allo stadio parmigiano la Reggiana consegue uno zero a zero da applausi. Si poteva vincere e il pubblico locale per una volta accoglie cordialmente le centinaia di reggiani al seguito. Al ritorno, il 18 febbraio del 1934, la Reggiana infligge al Parma il classico due a zero, con reti del correggese Quirino Montanari e di Violi. Dopo la vittoria cantiamo “Pari siamo”, parafrasando Rigoletto, ma alla fine sarà la Reggiana a vincere il girone e a qualificarsi per i play off grazie ai 22 gol di Aigotti. Play off vinti però dal Catania che salì in B. Il campionato successivo, più o meno con la stessa formazione (c’è il solo innesto di Otello Zironi, un’ala destra sassolese di grandi prospettive) la Reggiana punta decisamente alla promozione. C’è anche un allenatore straniero, Mora Maurer, poi sostituito  dall’italianissimo Italo Rossi. Il 4 novembre del 1934, giorno dei morti, Reggiana e Parma si annullano al Mirabello in un match a reti bianche, ma il 17 marzo del 1935 il Parma si vendica al Tardini con un secco 2 a 0, con mille reggiani sugli spalti arrivati su alcuni camion a rimorchio, utilizzati 15 giorni prima anche per raggiungere Carpi dove si era stravinto per 4 a 1. Ai play off Reggiana e Siena arrivarono appaiate e fu necessario un ulteriore spareggio che si disputò a Pistoia e li successe di tutto. I senesi, accompagnati da un massa di tifosi, vinsero per 7 a 0, ma l’arbitro aveva espulso tre giocatori granata. Il torneo 1935-36 riparte con una Reggiana romagnola. Se ne vanno Aigotti, Violi, ritorna Marchi, da Ravenna e da Forlì arrivano Ballerini, Ballardini, Scaccini, Gaddoni, Mazzotti. Reggiana formato lambrusco e piadina. Il 5 gennaio del 1936 sbanchiamo Parma grazie a un gol di Zironi, al ritorno di gol ne infiliamo due ai cugini (gol di Marchi e Vighi), ma alla fine non raggiungiamo i play off per un pelo. Da dimenticare il campionato successivo dopo la partenza di Piero Ferrari (al Bologna) e di Zironi (al Modena). Annaspiamo anche col Parma (1 a 1 al Tardini e 2 a 2 al Mirabello). Nel 1937-38 la Reggiana si rifà il trucco. Tra gli altri arrivano il portiere Ferrazzi, i due terzini Bernacchi e Bonfanti, il centromediano Valenti, l’attaccante De Stefanis. Il 2 gennaio del 1938 al Mirabello è solo 1 a 1 (gol di De Stefanis e di Avanzini) e i nostri tifosi si arrabbiano. Al ritorno, il 17 aprile dello stesso anno, i crociati la spuntano per 1 a 0 (da Reggio erano partiti otto pullman e moltissime auto). Niente da fare, ma il Parma finisce penultimo e si salva per un pelo. Alla penultima il nostro Fornaciari, detto Zanzù, prende a pugni un arbitro e viene squalificato a vita. Era stato soprannominato così per via della somiglianza con un pugile. Non poteva esserselo dimenticato. Il campionato 1938-39 è quello della presidenza Marzi, della Reggiana che si rafforza con innesti di primo piano (il terzino Gatti, il mediano Malagoli (Scheggia), l’ala destra Schaffer, le mezzale Citterio e Mazzoni, tutta gente di categoria superiore). Torna anche Milo Campari e in panchina ecco a voi il grande Vanicek, che sarà a Reggio fino all’immediato dopoguerra. Il 9 ottobre arriva al Mirabello il Parma e la vittoria è nostra per 1 a 0 (gol di Arturo Benelli), a Parma, il 5 febbraio del 1939, è zero a zero con un pubblico e un incasso (ben 23mila lire) da record. Alla fine dei play off sembra fatta. La Reggiana ospita il Brescia con due risultati a favore. Il Mirabello è colmo come un uovo. E invece il bresciano Cei ci infila nella ripresa facendoci marameo. Beffissima. E’ ancora terza serie. Ma stavolta, guerra o non guerra, si deve vincere. Arrivano i veneti: Bernardi, Romanini, Maran, Biagini. Con loro il terzino Duo, e il diciottenne bagnolese Lusetti che si alterna in porta col reggiano Vasirani. Eppure alla prima il Parma espugna il Mirabello con gol di Zampa. Si gioca dinanzi a un pubblico enorme per l’epoca con più di 5mila spettatori, mille dei quali giunti da Parma. La Reggiana poi ingrana e quando arriva il derby di ritorno i reggiani al Tardini sono più di mille (tra quelli arrivati in pullman, in camion, in treno e in auto). I crociati vincono con un gol dell’ex Fornasaris, ma un rigore netto non ci viene accordato dall’arbitro ed è rissa. Alla fine siamo noi che vinciamo il girone e ai play off, mentre l’Europa è in guerra e l’Italia vi entra col discorso del duce, proprio due giorni prima di Reggiana-Taranto (3 a 1). Si batte anche il Savona e finalmente siamo in B. Grande festa, con invasione di campo dei tifosi che gridano “Stadio, stadio”. Si era cominciato a costruirlo innalzando la recinzione nella zona che sarà poi della piscina. Ma la guerra frenò la sua realizzazione. Vincere non era la parola d’ordine? E noi abbiamo vinto.

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