Le cose che Renzi dovrebbe correggere
Capisco che Renzi ami mettere la faccia sulle vttorie e non sulle sconfitte. Però non basta ignorare una cosa perchè questa non avvenga. Non basta rassicurare che dopo sconfitte elettorali amministrative non ci saranno problemi per il governo. Renzi è anche segretario del partito e se il partito perde voti e comuni la responsabilità non può addossarla ad altri. Pare proprio che questa incomprensibile sovrapposizione del tema referendario su quello amministrativo sia stato studiato ad arte. Come Garibaldi che dopo umiliante sconfitta di Mentana aveva già in mente la breccia di Porta Pia.
Per la verità Garibaldi capì, dopo Mentana, che doveva trovarsi nuovi alleati per sconfiggere le truppe papaline supportate dai francesi e si rivolse ancora all’esercito sabaudo. Renzi invece continua la battaglia senza mutare di una virgola la sua impostazione originaria. Chi sta con me sta con l’Italia che vuole cambiare, chi sta contro di me sta con gli inciuci e le ammucchiate. Trasformando così il referendum, ma anche i ballottaggi, in un pericoloso scontro tra lui e il resto del mondo. Il fronte del sì, del quale facciamo parte, non ha bisogno di argomenti speciosi per convincere gli italiani. Basterebbe considerare i positivi effetti della fine del bicameralismo paritario e del superamento della sciagurata riforma ulivista del Titolo V della Costituzione. E invece tutto si sta trasformando in un referendum su Renzi.
Anche Craxi mise in gioco il governo nel referendum sulla scala mobile, ma lo fece negli ultimi giorni, non cinque mesi prima, e dopo aver tessuto pazientemente la ragnatela degli accordi politici, sociali e sindacali. In fondo la sconfitta del suo referendum non sarebbe stata la sconfitta solo sua, ma dei partiti che componevano la maggioranza, delle associazioni economiche che ne avevano appoggiato il decreto, di due sindacati e mezzo su tre. Non c’era da una parte Craxi e dall’altra il mondo. C’era una gran parte di mondo con Craxi. Renzi scommette invece su se stesso. Anche le argomentazioni sui politici (ne taglio uno su tre, sostiene, come se fossero carne da macello) mi paiono almeno fuori luogo.
I fischi alla Confcommercuo e gli applausi alla Confindustria testimoniano poi quel che già il voto di Roma e Milano aveva rivelato. E cioè che il suo Pd ha come principale alleato le classi abbienti. Non che sia un reato, anzi. Ma un partito politico, lasciamo stare il Pci e il Psi, prendiamo la Dc, dovrebbe avere una rappresentanza sociale un po’ più ampia, che certo non dovrebbe escludere le classi meno abbienti, oggi quelle più vessate dalla crisi. Sinceramente, proprio perchè ci auguriamo che Lega e Cinque stelle non vincano i ballotaggi, che i sí prevalgano sui no al referendum e che il governo Renzi duri fino a scadenza naturale, vorremmo un cambio di marcia. Non per noi (ridurre tutto alla difesa dei partiti piccoli è poca cosa) ma per il bene dell’Italia.
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