Fatta la legge elettorale trovato l’inganno
Avrei preferito, come ho scritto già più volte, che anche alla Camera, e non solo al Senato, i parlamentari socialisti non avessero votato l’Italicum. Sia al seminario di Viterbo, sia alla Conferenza programmatica dello scorso anno, sia negli organi di partito (un ordine del giorno presentato da Mucciolo e dal sottoscritto, molto negativo sulla legge elettorale, fu approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale) ho sottolineato la questione fondamentale che faceva dell’Italicum una legge sbagliata. E cioè il suo carattere adatto al sistema presidenziale e incompatibile con quello parlamentare.
Non si diceva: “Ci vuole un vincitore?”. Come se si dovesse eleggere una persona, cioè un presidente, e non un Parlamento. Per questo il doppio turno nazionale, ancor più del premio di lista e non di coalizione, mi è parsa una pericolosa forzatura. Non a caso questo sistema si usa in Francia per l’elezione del presidente della Repubblica e non in occasione delle elezioni politiche dove il doppio turno è di collegio. L’Italicum, col ballottaggio e il premio di lista, è divenuto così un unicum tra i sistemi elettorali. Da qui il suo nome, che di per sè, configurandosi come l’ennesima anomalia italica, avrebbe dovuto preoccupare anzichè inorgoglire.
L’anomalia consisteva nel pasticciare tra presidenzialismo e parlamentarismo, come stiamo facendo cocciutamente da venticinque anni. Non cambiamo la Costituzione sul modello di stato, e personalmente non avrei nulla contro una riforma di segno presidenzialista o semipresidenzialista, ma tentiamo di agire attraverso la legge elettorale come se questa ci consentisse di aprire le porte di un cambiamento mai avvenuto. D’altronde non si sostiene che il governo Renzi non è stato eletto? E quale mai governo è stato eletto in Italia? Tutti i sistemi elettorali sperimentati, dal proporzionale, al Mattarellum, al Porcellum, e sarà così anche con la nuova legge, hanno solo eletto deputati e senatori.
Ma dietro l’idea che debba esserci un vincitore (la sera stessa delle elezioni, si è detto con tronfia esuberanza) sta un mancato rispetto della volontà popolare. Vorrei sapere in quale sistema elettorale europeo questo è stabilito per legge. Nemmeno nell’uninominale secco all’inglese. Tanto è vero che capita che o i laburisti o i conservatori siano stati costretti a un’alleanza coi liberali. Nemmeno nella Grecia dove al primo partito è assicurato un premio di maggioranza consistente, tanto è vero che Tsipras governa in coalizione con un piccolo partito di destra. Non parliamo poi della Germania, dove socialdemocratici e democristiani governano insieme. O della Spagna dove nessuno è in grado di governare da solo.
Dietro questa idea che un partito debba vincere col ballottaggio e il premio di maggioranza e governare da solo c’è l’idea che la coalizione tra diversi non assicuri la governabilità e la stabilità. A parte il fatto che non credo che i problemi del governo Renzi dipendano da Alfano, vorrei anche sapere se, una volta vinte le elezioni con l’Italicum, il Pd sarebbe in grado di garantire governabilità e stabilità all’Italia. Considerando la sua situazione interna i dubbi mi paiono fondati. Adesso il tavolo è stato rovesciato e una legge pensata ad usum delphini del presidente del Consiglio diviene, dati alla mano, la legge più idonea per la sua sconfitta e per la vittoria di chi aveva gridato al lupo, cioè i Cinque stelle.
Perfino Fassino, perfino Orlando, l’ondivago Orfini era prevedibile, sostengono che a fronte di un tripolarismo il ballottaggio non ha senso. Ma il sistema italiano è tripolare dal 2013. Perché costoro se ne accorgono solo ora? Così tutto diventerà più complicato. I nemici dell’Italicum si trasformeranno nei più fanatici suoi sostenitori, i suoi autori diverranno i più intransigenti revisionisti. In passato è sempre capitato che una legge che doveva favorire gli uni ha finito per far vincere gli altri. La legge Acerbo fu sostenuta dai liberali e votata anche dai popolari e decretò la vittoria fascista, il Mattarellum voluto da Segni e sostenuto da Occhetto ha favorito l’exploit di Berlusconi, il Porcellum voluto dal centro-destra ha decretato il millimetrico successo di Prodi. L’unica differenza è che, pare, adesso si tenta di correre ai ripari prima delle elezioni. Non sarà facile. Come diceva quel vecchio proverbio indiano “cavalcare la tigre è semplice. Il difficile è scendere quando la tigre è in corsa”…
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