Il Cuperlum
Non ci vuole molto per capire che i due obiettivi del Pd di Renzi in materia di riforma della legge elettorale siano costituiti dal tentativo di sbarrare la strada a Grillo e di spaccare la minoranza del Pd sul referendum. Alla prima si dovrebbe arrivare facilmente eliminando il ballottaggio e introducendo il premio alla coalizione, due cose giuste e che noi più volte abbiamo suggerito. Alla seconda si arriva certamente se verranno nel contempo introdotti i collegi uninominali eliminando così la schizofrenica separazione tra capilista nominati e candidati eletti, questione cara alla minoranza pidina, ma soprattutto se l’impegno solenne del gruppo dirigente del Pd e poi dei leader della maggioranza verrà codificato in una proposta di legge o in qualcosa che le assomigli.
Cuperlo e i suoi amici a quel punto si distaccheranno da Bersani e Speranza, non avranno più motivi per non votare sì al referendum, verranno di fatto assorbiti nella maggioranza renziana sia pur da critici. Oggi Renzi non può far altro che accontentare Cuperlo e Cuperlo sarà di fatto il principale punto di riferimento della riforma dell’Italicum. Già dovremmo aver capito i punti essenziali dell’Italicum riformato, cioè del Cuperlum. Meno chiare sono le clausole di garanzia rispetto alla sua approvazione parlamentare. Due precisazioni sono obbligate. La prima è l’evidente strumentalità della richiesta dell’approvazione della nuova legge prima del referendum. Non ci sono i tempi per poterlo fare. Al referendum manca solo un mese e mezzo e tutta la politica italiana, giusto o sbagliato che sia, ruota attorno a questo tema.
D’altronde un documento soltanto, questo secondo i critici e gli scettici, potrebbe non bastare. Ma potrebbe allora non essere sufficiente neppure la presentazione di una proposta di legge, che come un documento potrebbe poi essere a sua volta emendata. La verità è che, se non può essere approvata una nuova legge prima del referendum, così qualsiasi altro impegno anche ufficiale e anche tradotto in strumento legislativo potrebbe essere vanificato dalla vittoria del no, soprattutto se ad essa dovesse seguire una crisi di governo. Diciamo allora che il Cuperlum è solo garantito proprio dalla vittoria del sì e dalla permanenza di questo quadro politico. I suoi nemici sono proprio, oltre alle minoranze, Bersani, Speranza e D’Alema. E Renzi lo sa benissimo. E si tiene stretto Cuperlo e il Cuperlum.
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