Tra Di Pietro e Pisapia
Ha destato un certo clamore la recente intervista di Antonio Di Pietro, andata in onda su La7 e poi ripresa e ampliata da un giornale online. Se le parole hanno un significato si tratta della più clamorosa autosconfessione che sia mai stata pronunciata da un ex magistrato e poi uomo politico. Riassumiamola per punti. Come uomo simbolo di Mani pulite Di Pietro dichiara: “Ho fatto l’inchiesta Mani Pulite con cui si è distrutto tutto ciò che era la cosiddetta Prima Repubblica: il male, che era la corruzione e ce n’era tanta, ma anche le idee”. E ancora: “Allora c’erano idee, c’erano liberali, cattolici, comunisti (si dimentica dei socialisti, ma ci sta, conoscendo la cultura del soggetto), che venivano dall’esperienza dei padri costituenti. Invece dopo di loro sono arrivati il dialetto di Bossi, la sgrammaticatura di Di Pietro, il tupé di Berlusconi e l’idea politica è sfumata. Come ha detto il mio amico imprenditore Luigi Crespi: “Chi realizza successo sull’urlo ha un successo effimero”.
Poi la sconfessione più spietata di se stesso e del comportamento del Pool: “Tra i tanti effetti di Mani Pulite c’è stato anche l’effetto emulazione, sono nati i magistrati dipietristi. E’ uno dei rischi che la magistratura deve evitare. La magistratura fa lo stesso lavoro che fa il becchino. Il becchino interviene quando c’è il morto, la magistratura deve intervenire quando c’è il reato. La magistratura invece che vuole sapere se c’è il reato è una magistratura pericolosa, perché con le indagini esplorative si crea il delinquente prima che ci siano le prove”. Esattamente il canovaccio di Mani Pulite.
Ancora peggio la sua autodemolizione sul piano politico. Da rimanere impietriti davvero. Sentite: “Ho fatto politica basandola sulla paura e ne ho pagato le conseguenze” ha aggiunto sempre nella diretta televisiva Di Pietro, “ho costruito la mia politica sulla paura delle manette, sul concetto che erano tutti criminali”. E più avanti: ” Mi sono presentato in modo confuso e confusionario. Ho fatto contemporaneamente l’uomo di governo e l’oppositore. Stavo nelle piazze a manifestare contro le decisioni in materia di giustizia prese dallo stesso governo di cui facevo parte”.
In un’altra intervista Di Pietro ha poi dichiarato che oggi, se dovesse scegliere, si collocherebbe con Bersani e il suo Mdp. Proprio ieri si é svolto l’agognato incontro tra i soggetti che dovrebbero dar vita al nuovo centro-sinistra alternativo al Pd renziano. I presenti erano più delle squadre di Barca e Juve che s’incontravano poco dopo. Delegati di Sinistra italiana, nelle sue diverse componenti, di Mdp con Bersani, D’Alema, Speranza Rossi e vari ed eventuali, di Campo progressista con Pisapia e l’ex democristiano Tabacci e amici e compagni. Balzava agli occhi la mancanza di un solo socialista. Evidentemente i socialisti erano in movimento. Alla fine dell’incontro un comunicato emetteva la sofferta sentenza. Si lavorerà per un’intesa tra Mdp e Pisapia e per un centro-sinistra alternativo al Pd renziano. Pisapia sarà il leader? Per Bersani certamente, per Fratoianni no. Penso di supporre che ben difficilmente lo sarà per D’Alema. Non c’é nulla di più difficile dell’unità a sinistra. E’ forse più facile, vero Tabacci, che un cammello passi dalla cruna di un ago….
Mauro Del Bue
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