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Catalogna: indipendenza o autonomia?

2 Ottobre 2017 813 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il referendum convocato e svolto per sancire l’indipendenza della Catalonya dal governo centrale di Madrid ha provocato sul piano internazionale due reazioni abbastanza comuni. La prima é quella di opporsi a una decisione unilaterale, peraltro svolta con una consultazione senza adeguati controlli, semplicemente attraverso un sì o un no, la cui conseguenza inevitabile sarebbe quella, incostituzionale secondo il dettato della democrazia iberica del dopo franchismo, della rottura dell’unità nazionale. La seconda é relativa alle preoccupazioni per la repressione ordinata dal governo Rajoy e messa in pratica dalle forze dell’ordine nazionali, in contrasto con quelle catalane, ai fini di impedire lo svolgimento della consultazione.

Oltretutto dall’esito alquanto fallimentare, visto che solo una minima parte di seggi (meno del 15 per cento) é stata occupata dalle forze dell’ordine, mentre le immagini di scontri, manganellate e ferimenti, solo per impedire lo svolgimento di una votazione, non sono apparse la proiezione migliore per esaltare le ragioni di Madrid. Resta la domanda sul che fare e sul perché non sia stato fatto prima. Dev’esserci in un fronte e nell’altro un’area riformatrice, di mediazione e di proposta. Il muro contro muro porta allo scontro dalle conseguenze inevitabili. E dai contorni intimidatori e potenzialmente violenti. Quel che non si capisce é perché sia stata affrontata. e in parte risolta con l’attribuzione di particolari poteri territoriali, una dura e sanguinosa vertenza coi Paesi baschi e invece si sia arrivati a questo punto con Barcellona.

Non si comprende perché l’Italia sia stata in condizione di dare soluzione a una questione almeno altrettanto delicata e complessa com’era quella altoatesina, con un corollario di attentati e di morti, e che era anch’essa giustificata da quelle popolazioni con l’appartenenza a una tradizione, cultura e lingua, diverse da quella italiana, mentre la Catalonya sia oggi in queste condizioni e sull’orlo di una drammatica dichiarazione di secessione. Le soluzioni, se gli estremisti per l’indipendenza e quelli per il centralismo si metteranno da parte, si possono sempre trovare. Se invece tutto si arroventerà, da un lato attraverso il rigido rispetto di un referendum fatto in casa, e dall’altro attraverso la negazione dei suoi risultati, si passerà ad una fase di scontro dagli esiti imprevedibili.

Come sempre le questioni economiche stanno al primo posto. La Catalonya é la regione più ricca della Spagna anche se i dati non sono così eloquenti. Solo uno 0,2 in più di Pil rispetto al tasso di sviluppo complessivo non ne fanno il Nord dell’Italia. Tuttavia una maggiore autonomia fiscale, come chiedono da noi Lombardia e Veneto, con un referendum che definiscono costituzionale, ma che é in realtà un semplice sondaggio perché in Italia non esiste neppure il referendum consultivo, potrebbe essere concessa ai catalani. La Spagna che somma sostanzialmente quattro popoli potrebbe trasformarsi in una sorta di stato federale. Un unico stato con ampie autonomie ai suoi territori. Lo stesso sovrano potrebbe farsi carico di una proposta e di una mediazione. L’Europa, se esistesse politicamente (la Commissione, il Consiglio, l’asse franco-tedesco?), potrebbe convocare un tavolo. Quel che importa oggi è che ci si muova subito. Prima che sia troppo tardi. Prima che l’incendio di Barcellona divampi e infiammi anche altri stati.

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