Lettera aperta ai compagni radicali
Cari compagni, so che è abusivo, mentre assistiamo alla presentazione del vostro simbolo, definirvi radicali. Il Partito radicale trasnazionale non c’entra e c’entrano per modo di dire i Radicali italiani, tanto che nella definizione che vi siete dati non vi compare il vostro nome, ma solo il richiamo all’Europa. Tuttavia la mia lunga militanza anche nelle vostre fila, sull’esempio tracciato da Loris Fortuna del quale mi considero un allievo, credo mi consenta di rivolgermi a voi con la tradizionale schiettezza, quella che del resto vi contraddistingue, in qualsiasi modo deciderete di presentarvi. Ho assistito con una certa apprensione al vostro conflitto, duro, ruvido, segnato da critiche aspre, apertosi dopo la morte di quel grande protagonista delle lotte di libertà che é stato Marco Pannella. Mi preoccupava il rischio di dispersione di quel fertile serbatoio di buona politica che é sempre stato il Partito radicale.
Avevo aderito con entusiasmo al gruppo parlamentare della Rosa nel pugno e mi opposi nel 2007 al suo scioglimento. A Boselli raccomandai una costituente non solo socialista, ma liberalsocialista che vi includesse i radicali. Dopo il voto del 2008 Marco mi chiese di convocare gli stati maggiori laici a Chianciano e di capeggiarne il gruppo di coordinamento. Abbiamo vissuto tante giornate insieme, con passione e progetti per il futuro. Da tempo mi sono fatto carico di avanzare la proposta di una riedizione della Rosa nel pugno, aperta anche ai verdi riformisti di Bonelli e Boato. Con Giovanni Negri abbiamo lanciato l’appello ai socialisti e ai radicali e contribuito a far nascere la Marianna. Poi il vostro deciso impulso a presentare una lista europeista alle elezioni sotto il patrocinio di Emma Bonino mi aveva fatto pensare che fosse il momento di osare, insieme: i radicali, gli europeisti, i socialisti, i verdi e tutti quelli che, non riconoscendosi nel Pd, ma collocandosi ugualmente nel centro-sinistra, intendevano formare una lista competitiva. Anche Pisapia, invitato all’Ergife, dopo non poche indecisioni, pare oggi aver fatto una scelta di campo analoga, mentre lo stesso Romano Prodi sembra veda con occhio di favore l’operazione.
Invece di diventare voi protagonisti di questo allargamento di confini, vi siete incomprensibilmente infilati in un bunker dal quale pare non vogliate uscire. Ho cercato, parlando con alcuni di voi, di comprenderne il motivo. Non sono riuscito ad afferrarlo. Mentre all’Ergife pareva che il diametro del vostro cerchio si allargasse a vista d’occhio, oggi appare improvvisamente rimpicciolito. Anziché, anche alla luce delle grandi battaglie di Marco Pannella, contaminare gli altri, il vostro tentativo pare timoroso d’essere da altri contaminato. Lo trovo inspiegabile. Rinunciare a una cosa grande per una piccola non é nelle migliori performances radicali. Tanto più che nel centro-sinistra si profilano cosi tre liste, oltre a quella di centro: una di Pisapia, più Psi, Verdi e civici, una della Bonino e quella del Pd. Un controsenso politico e un rischio elettorale. L’unico a guadagnarci (ma la stessa Bonino sostiene che sarà difficile raccogliere le firme e allora capisco ancora meno la vostra intransigenza) potrebbe essere il Pd, su cui si riverseranno i voti delle liste che hanno superato l’uno per cento senza raggiungere il tre. Vi conosco troppo bene per avanzare il sospetto di una cosi poco nobile intenzione. Dunque, cari compagni, ripensateci. Avanzate le vostre proposte, condizionate il percorso di un’unica lista riformista ed europeista. Fatelo. C’é tutto il tempo. Non sprecate questa occasione che domani potrebbe mai più ripresentarsi. Vostro Mauro Del Bue
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