Brozzi, il sindaco riformista
Ero presente al funerale di un anziano socialista, mio amico da quando ero ragazzo. Un socialista riformista, sindaco di un comune tradizionalmente socialista come Guastalla, che fu anzi, nel 1894, il primo comune ad essere conquistato dal partito di Camillo Prampolini. Venne eletto sindaco Adelmo Sichel, che poi diverrà anche deputato. Ma i suoi successori, tranne quelli del ventennio fascista, furono tutti socialisti a cominciare da Enrico Macca, sindaco prima del fascismo e anche dopo la Liberazione. E a cui succedette Gino Castagnoli. Sia Macca che Castagnoli erano socialisti riformisti e democratici, contestarono il fronte popolare e il primo usci anche dal Psi alla fine della sua esistenza, convinto della necessità di una politica socialista marcatamente autonomista. Brozzi era dello stesso, identico, marchio. Il suo approccio era amministrativo, concreto, teso al miglioramento delle condizioni di vita della sua popolazione, attento allo sviluppo del suo territorio. Anche per questo, quando nel 1975 venne sostituito da Nando Odescalchi, si spostò alla presidenza del comprensorio, per dedicarsi alla programmazione e in particolare ad alcuni obiettivi: la Cispadana, il porto sul Po, i servizi sociali e sanitari. Amava profondamente la sua cittadina che frequentava di giorno e anche di notte. Molti sono i racconti, anche godibili, delle sue passeggiate notturne cogli amici. Amava l’arte e si vantava, come e forse più dell’amico Amadei, di possedere quadri di Ligabue. I socialisti persero il sindaco, dopo la fase di Fontanesi, nel 1990, quando avevano conquistato, con circa il 28 per cento dei suffragi, la maggioranza relativa dei consensi. Furono cacciati all’opposizione da una giunta Dc-Pci, l’unica, allora della nostra provincia. Che sia stato un bene per Guastalla ho seri dubbi. Anche perché é alla tradizione socialista riformista che Guastalla si sente tuttora legata.
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