Governo appeso a un tunnel
Sull’orlo della crisi. Forse riusciranno a metterci una pezza. Eppure la Tav é un’opera sulla quale si può solo dir di sì o di no. Anzi, al punto in cui siamo (un trattato internazionale firmato dall’Italia, un tratto di quindici chilometri già scavato in Francia e di sette in Italia, cantieri aperti e che danno lavoro a migliaia di persone, un finanziamento della Ue già deliberato pari al 40 per cento, che diverrà 50 per cento per il lungo tunnel transnazionale di oltre 57 chilometri) dir di no é pura follia e costerebbe all’Italia più che terminare l’opera.
Eppure questi irresponsabili a Cinque stelle non mollano e hanno deciso di bloccare l’appalto che la Telt (organismo pubblico italo-francese che a questo é designato) ha indetto e che scade lunedì prossimo. In un articolo sul Corriere di oggi Marco Imarisio smonta, con una malcelata ironia i niet pentastellati. La commissione costi-benefici? Ha fornito dati contestati da tutti e assunto metodologie sui quali l’intera comunità scientifica internazionale ha irriso. Lasciamo perdere l’assurdo conteggio delle accise sulla benzina (il reddito da inquinamento calcolato come perdita), ma arrivare a contestare una ferrovia con dati falsi (il costo dell’Italia per il tunnel trasnazionale ammonta a 1 miliardo e 900 milioni) é malafede.
Aggiungiamo l’assurda proposta di ristrutturare la linea esistente, quella progettata da Camillo Benso conte di Cavour nel 1851. Qui i treni scendono su un’antica ferrovia a 1300 metri di quota e in alcuni tratti il tracciato raggiunge una pendenza del 34 per mille, per questo ci son tre motrici che agganciano il treno in discesa e in salita. Si tratta di un dislivello che non é ammesso dalle direttive europee e la Tav nasce per questo. Non solo. Ma la proposta di raddoppiare il tunnel del Frejus é la più bizzarra. La montagna é la stessa in cui si scava il nuovo tunnel. Non si capisce perché non dovrebbe, la prima, contenere amianto e la seconda sì.
Per bloccare i bandi della Telt serve un decreto della presidenza del Consiglio. Senza la quale entro lunedì verranno emanati. Di Maio lo pretende, Salvini lo esclude. Vedremo come finirà. Resta una profonda amarezza e anche un senso di disagio che non abbiamo mai avvertito, neppure nei momenti più cupi della Repubblica. Un disagio per la nostra Italia, ridotta ad essere governata da un branco di dilettanti ottusi e contrari al progresso, annichiliti da un’ideologia regressista che nega la realtà, fautori di una decrescita felice mentre il paese é in recessione, convinti, come il presidente della Camera Fico, che il Pil non sia uno strumento per valutare il benessere (non sarà il solo ma é certo il più concreto), avvinti dal culto roussoniano dell’uomo primitivo. Un gruppo di fanatici che isola l’Italia dal contesto europeo, la frena sul versante infrastrutturale (i tre corridoi europei che investono l’Italia rischiano di svanire d’incanto), fanno di un’opera pubblica determinante per il futuro del nostro paese l’occasione per una sciocca e dannosa battaglia di cortile in funzione della loro unità e di una stupida coerenza con un inganno elettorale. Vien da dire. Salvini tieni duro. Poi vengono in mente la legge ad pistolam, le pacchie, i palestrati, e ci viene da piangere. Ma a chi siamo in mano?
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