Francesco Saverio…
La morte di Borrelli é una notizia triste. Come tutte le scomparse di protagonisti, nel bene e nel male, della nostra vita civile. Borrelli, cultore di musica classica e lirica, dotato di quell’esprit de finesse che certo mancava al suo aiuto Di Pietro, ha presieduto il Pool Mani pulite, messo insieme nel 1992 con l’intento di indagare sui finanziamenti irregolari e illegali ai partiti e agli uomini politici. Due semplici rilievi. Perché non lo si é fatto prima, visto che tutti conoscevano, anche nei dettagli, le modalità per vie internazionali e nazionali, delle erogazioni ai partiti italiani? Perché con l’89 era cambiato il contesto europeo, nazionale e anche internazionale, perché era possibile colpire partiti politici prima protetti e dopo assolutamente ininfluenti per gli interessi politici ed economici dell’Occidente. Secondo rilievo. Perché non tutti i partiti e in particolare perché non l’ex Pci? Perché con un’astuzia e una preveggenza che gli altri non ebbero il Pci volle inserire nella legge di amnistia dell’autunno del 1989 anche la depenalizzazione del finanziamento illecito e dunque del suo cospicuo finanziamento illegale fornitogli dall’Unione sovietica, secondo il libro di Gianni Cervetti, L’oro di Mosca, fino al 1977, ma anche dopo per ciò che riguarda la corrente cossuttiana.
Ovviamente,, restringendo la punibilità del finanziamento illecito al triennio 1989-1992 si limitava assai il raggio d’azione di quei magistrati che s’erano messi in testa non solo di applicare le leggi e questo é un loro dovere, ma anche di moralizzare la politica e la società. E questo non é compito della magistratura. A meno che essa non s’ispiri a una forma di stato etico di stampo hegeliano attribuendosi poteri taumaturgici. Borrelli era a capo di una sorta di Cln nazionale che comandava tutte le procure, le sollecitava, le orientava, sotto l’egida di un supposto impulso morale e politico. Ma il Pci non venne toccato anche perché aveva protezione e protettori. In molti hanno pensato a Luciano Violante, ex magistrato, che poi si converti al garantismo al punto di esporsi in ipotesi eretiche anche sull’elezione del Consiglio superiore della Magistratura, condannando il suo strapotere e criticando con parole molto dure le contestazioni vili a Bettino Craxi davanti al Raphael dell’aprile del 1993.
Ma l’operazione Mani pulire fu in larga parte, anche illegale. Venne usato il carcere preventivo facendosi beffe della legge che lo prescrive solo nei casi di reiterazione del reato, pericolo di fuga e inquinamento delle prove. Il carcere fu uno strumento di tortura per obbligare il detenuto a confessare. La maggior parte degli indagati sono stati detenuti e poi assolti a processo. Qualcuno, come Gabriele Cagliari, ha preferito morire piuttosto che marcire in galera, mentre il piemme Di Pasquale, dopo avergli promesso la scarcerazione dopo quattro mesi di illegale detenzione, ha preferito partire per le vacanze. Ricordo di avere presentato su questa angosciante vicenda una interrogazione al ministro della Giustizia nel 1993, senza ottenere alcuna risposta. Un socialista non ne aveva diritto, come l’Avanti, unico quotidiano politico, non aveva diritto ai contributi della presidenza del Consiglio e fu costretto a chiudere.
Non fu solo responsabilità dei magistrati se il Psi scomparve dalla scena politica. Gli errori di valutazione sul dopo 89 e sulla fine del comunismo e del Pci, gli effetti di tutto questo sul sistema politico italiano, hanno concorso forse in misura anche maggiore alla nostra disfatta. L’intervento a gamba tesa dei magistrati, che com scrisse Sergio Moroni nella sua drammatica lettera d’addio al Parlamento e al mondo, ha proceduto secondo il metodo della decimazione mirata, ha tuttavia influito a ribaltare le sentenze della storia. Questo é forse la sua più evidente colpevolezza. Meglio un’ingiustizia totale che una giustizia parziale perchë quest’ultima consente ad alcuni di vincere e ad altri di perdere. Le sentenze della storia riscritte sui banchi dei tribunali appartengono alle peggiori stagioni della sua umiliazione.
Cosa resta di quegli anni in cui brillava la stella di Francesco Saverio? Gli scandali che hanno toccato Di Pietro, denunciati in Tv dalla Gabanelli, le accuse gravissime rivolte ad autorevoli esponenti del Csm in cui regna un clima da caccia alle streghe, i diversi, inquietanti casi di corruzione personale e di concussione, la vicenda della Lega che si mette in tasca 49 milioni (quasi cento miliardi, l’ammontare della maxi tangente Enimont) e vince le elezioni, segnano un perimetro assai differente da quello disegnato dagli anni novanta. Borrrelli non ha mai spiegato tante cose. Quali fossero ad esempio i suoi rapporti col presidente della Repubblica Scalfaro, se é vero che venne sancito un patto di desistenza alle indagini sulle principali quattro figure istituzionali e cioè presidente della Repubblica, del Consiglio, della Camera e del Senato, perché quel famoso teorema del “non poteva non sapere” sia stato applicato tra i tanti solo al segretario del Psi, perché la Procura di Milano si oppose alla possibilità che il leader del Psi fosse operato in Italia, come mai gli unici uomini politici mai indagati sono stati quelli dell’Emilia-Romagna, della Toscana e dell’Umbria e tante altre quisquiglie che ancora restano senza risposta. Borrelli ebbe il coraggio di ammettere che “non valeva la pena buttare a mare il mondo precedente per cascare in questo”. Che Dio lo perdoni.
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