Il barbaro eccidio degli ebrei
Studiato nei minimi dettagli, preparato col supporto di altri gruppi terroristi e con la compiacente connivenza di potenze straniere, innanzitutto l’Iran, ma non solo, si é consumato il più barbaro e vile attentato di Hamas in territorio israeliano. Quasi 400 morti, oltre 2mila feriti, 7cento persone disperse, rapite, scomparse nel nulla. La comunità internazionale, Israele compresa, é stata colta di sorpresa. E resta attonita e sconcertata di fronte a tale sconvolgente atto di violenza spietata. Non si tratta, come nel 1973, e son passati cinquant’anni, di una guerra di eserciti arabi contro esercito israeliano, come pure nel 1967, ma di terroristi che uccidono, sgozzano, rapiscono inermi cittadini israeliani. Non é una guerra, ma un eccidio deliberatamente studiato e commesso contro persone senza armi. E senza possibilità di difendersi. E se anche fosse una guerra gli atti terroristici deliberatamente compiuti contro civili vanno sempre condannati. E anche se fosse per un nobile ideale gli omicidi contro innocenti restano esecrabili. Ricordiamoci l’attentato di Felice Orsini a Parigi il 13 marzo 1958 contro Napoleone III, che provocò la morte di diversi innocenti e che non trovò l’approvazione nemmeno di Giuseppe Mazzini, quello che progettava attentati ma contro lo straniero, e non contro innocenti, perché, oltre tutto, tale atto indeboliva la nobile causa dell’unità d’Italia. Read the full story »
Colazione da Fiffany
Ma che ci sia un governo, non Italia, ma nel mondo, che consideri le migrazioni come inevitabili, eventi epocali che non si possono bloccare coi muri o coi blocchi navali. Che ci sia un governante che ritenga i migranti esseri umani che fuggono dalla guerra e dalla miseria. E che, se mettono a rischio la loro vita e quella dei loro figli in mare, non é perché sono giovani muscolosi e dotati di telefonini il cui scopo principale é quello di venire a rompere le palle a noi, come sostiene Salvini, ma perché sono disperati in cerca di una ragione di vita. E’ chiaro che sulla migrazione o si fa l’Europa o l’Europa muore. E che l’Italia deve essere considerata più ancora della Spagna e della Grecia come il porto dell’Europa. Ma c’é un punto preventivo. Chi, se non il paese di arrivo, deve avere il compito di selezionare chi ha diritto a restare e chi no? Voglio dire che solo poi l’Europa dovrà considerare come suddividere coloro che hanno diritto all’asilo politico in base alla nostra Costituzione, e in particolare all’articolo 10 non modificato che parla di dovere di asilo a coloro a cui “non siano assicurati i diritti sanciti dalla nostra Costituzione”. Ma in quale stato africano sono assicurati i nostri stessi diritti? Read the full story »
Cambiare idea è un male?
Quando si parla degli errori storici del Pci non ci si può certo esimere dal parlare di quelli di Napolitano che nel 1956 plaudì all’ingresso dei carri armati sovietici in Ungheria. Si pentì al punto di chiedere scusa al reprobo dell’epoca, quell’Antonio Giolitti che poi al congresso di Venezia aderì al Psi di Nenni, che invece condannò l’aggressione sovietica rompendo, per la posizione tenuta da Togliatti, il patto d’unità d’azione. Un merito, anche se tardivo. Oggi cambiare idea é la prassi. L’incoerenza é la virtù e la coerenza un vizio. Read the full story »
Calenda delenda est
Si sa che le opinioni di Carlo Calenda, anche per il trascorso di manager industriale, non sono mai state esattamente in linea con quelle della Cgil. Qualcuno si é pure stupito della sua partecipazione, al congresso del sindacato di Landini, alla tavola rotonda cn Schlein e Conte, senza Renzi. Ma l’esclusione di Matteo non pare gli abbia turbato il sonno. Qualcun altro si é meravigliato della convergenza con l’asse Pd-Cinque stelle sul salario minimo, senza coinvolgere l’ex presidente del Consiglio che lo aveva fatto ministro. Pare che Calenda sia anche disponibile a varare con l’arco progressista, chiamiamolo tale, un programma comune sulla sanità. Dunque appare davvero incomprensibile che la Cgil bolognese abbia deciso di far saltare il suo comizio ai cancelli della fabbrica. Calenda ha parlato lo stesso. Tanto nella realtà virtuale conta la ricaduta di quel che dici sui giornali, i social, le tv, e non il numero dei presenti che dalle foto sembrano più o meno gli stessi che assistettero al mio primo comizio nell’assolata e deserta piazza di Villalunga di Casalgrande. Però cosa ha mai detto il temerario Calenda? Ha solo fatto presente gli errori di Elkann e della Fiat. E il silenzio della Cgil. Riepiloghiamo. La Fiat si é venduta nel 2019 ai giapponesi la Magneti Marelli, assicurando che non ci sarebbero stati esuberi. Poi ha investito sempre sull’automotive in Francia con Stellantis che ha il doppio dei modelli degli stabilimenti italiani e sono tutti equipaggiati per la transizione ecologica, mentre nel nostro Paese solo uno stabilimento è equipaggiato per produrre componenti elettriche. E ancora: la Cgil contestava Marchionne che produceva un milione di veicoli commerciali e auto l’anno e non dice nulla su Elkann che é sceso a 650mila. Il dubbio calendiano: non sarà perché la Fiat si é comprata il quotidiano della sinistra, la Repubblica? Interrogativo con risposta, seccata, scontata. Ma logico e pertinente.
Ottobre: é tempo di scelte
Abbiamo fondato l’Associazione socialista liberale e rilanciato La Giustizia per non essere solo una tendenza di un partito piccolo chiamato Psi. Abbiamo svolto un convegno a Montegrotto, cittadina termale veneta con guida socialista del nostro Riccardo Mortandello, per decidere cosa proporre. Un congresso, la fondazione di un nuovo partito, la confluenza in un altro? Ci siamo riservati di decidere tutti insieme ad ottobre. Dobbiamo ritesserarci al Psi? Facciamo allora il punto, il più possibile obiettivo della situazione. Sul piano interno dopo le epurazioni post elettorali di una parte cospicua degli esponenti autonomisti (cioè di coloro che non accettano un’opera di gregariato politico del Pd), si sono svolti i cosiddetti Stati generali del socialismo italiano, promossi dall’attuale gruppo dirigente del Psi. Questo evento, al quale non é stato invitato a parlare, o a coordinare i gruppi di lavoro, nessuni di noi, si é trasformato in una ennesima conferenza programmatica. Se gli Stati generali avevano il compito di formare un partito più grande, sono stati un fallimento giacché nessuna organizzazione socialista (circoli, associazioni, giornali, riviste) e nessuna personalità autorevole, nemmeno Valdo Spini, che aveva iniziato a frequentare il gruppo dirigente del Psi, ha aderito al progetto. Read the full story »
Orrore Saman
Le testimonianze raccolte dai due detenuti in cella con lo zio di Saman, la ragazza pakistana trucidata perché si era opposta a un matrimonio combinato, e compiuto proprio nella mia provincia, a Novellara, mi fa tremare i polsi. All’omicidio della povera Saman sarebbero stati presenti tutti e cinque i parenti imputati: i due cugini l’avrebbero tenuta ferma e lo zio le avrebbe spezzato il collo. Nella versione di uno dei due, lo zio Danish ha riferito che anche il padre, Shabbar Abbas, avrebbe tenuto ferma la figlia a pancia in giù, mentre fumava, e la madre guardava. Secondo l’altro, invece, quello che dice di aver avuto le confidenze dirette da Danish, la madre avrebbe contribuito a bloccare la 18enne, il padre avrebbe solo assistito. Questo secondo detenuto ha riportato anche quelle che potrebbero essere state le ultime parole di Saman. Un grido disperato di pietà raccolto in un’assicurazione: “Sono disposta ad accettare il matrimonio combinato”. Promessa vana. Allucinante e unico nella sua spietatezza questo feroce omicidio. Un omicidio di famiglia. Non del solo padre. Dello zio, dei due cugini e perfino della madre. Il reato compiuto dalla figlia, il rifiuto del matrimonio combinato, era un tal disonore che poteva ricadere sul padre e la madre, su tutta la famiglia, sugli zii e i cugini, sui nipoti. Andava lavato col sangue. Nessuno si é opposto perciò alla condanna a morte e insieme, tutti insieme, l’hanno eseguita portando con un trucco la ragazza di notte in quel cascinale, troncandole la vita e seppellendola dove poi hanno rintracciato il suo corpo. Read the full story »
Napolitano e Craxi
Nel decennale della morte di Bettino Craxi, avvenuta nella solitudine di Hammamet il 18 gennaio del 2000, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrisse una lettera ad Anna Craxi e definì l’ex segretario del Psi un uomo vittima di una magistratura “di una durezza senza uguali”. Ricordò anche una delle decisioni della Corte europea di Strasburgo che annullarono alcune sentenze di condanna di Craxi perché emesse “senza giusto processo”. Fu il solo presidente della Repubblica a prendere posizione sul caso C. Gliene va dato merito. Anche se, com’è accaduto quasi sempre nella storia del Pci, si tratta di una posizione tardiva. Terracini molto tardi ammise che la scissione di Livorno, della quale fu uno dei protagonisti, era stata un errore. Il Pci riconobbe, consentendo il rientro di Terracini che con la Ravera l’aveva contestato, che anche il patto Ribbentrop-Molotov del 1939 era stato un errore. Gli ex comunisti in coro sostengono che la posizione di Togliatti di assoluzione dei carri armati sovietici in Ungheria nel 1956 era stata un errore e che aveva ragione Nenni. E che pure il primo centro-sinistra era un progetto largamente innovativo e la scelta della revisione della scala mobile anche e che il referendum berligueriano l’ennesimo errore e che l’intervento ONU in Iraq era giustificato dal momento che il governo D’Alema partecipò a quello Nato in Serbia. Dunque anche la figura di Craxi si apprestava all’ennesima riabilitazione postuma. Napolitano però ebbe l’indubbio merito di essere un anticipatore . Divenne post comunista prima della Bolognina, divenne riformista subito dopo capeggiando con Macaluso, Chiaramente, Lama una corrente propensa ad accettare l’unità socialista. Da presidente della Repubblica fu un arbitro generalmente imparziale. Tanto che fu il primo ad essere rieletto praticamente all’unanimità. Era il preferito di Giorgio Amendola, il primo che negli anni sessanta lanciò un progetto che tendeva a superare l’identità comunista e a formare coi socialisti una sorta di partito del lavoro. Vogliamo ricordarlo così il giorno dopo la sua scomparsa noi socialisti e rendergliene onore.