Draghi premiato negli Usa e affossato in Italia
L’Italia é uno strano Paese. Draghi a New York è stato premiato come statista dell’anno mentre noi lo abbiamo sfiduciato e stiamo per preferirgli la Meloni. L’augurio, da italiano prima che da socialista, è che le elezioni non si concludano con un vincitore e che Draghi ritorni a Palazzo Chigi. Non vale il no al bis proclamato a denti stretti dal nostro premier premiato. Anche Mattarella aveva detto no. E mi stupisco e amareggio del fatto che tutta la sinistra che è al palo non cerchi negli ultimi giorni di uscirne con questa possibile soluzione lasciandola al solo Calenda. Non si può fare campagna elettorale senza un programma, una proposta di governo e una sulla leadership. Per battere il centro-destra non serve parlare del passato e tanto meno del trapassato, ma del futuro. Servono poche parole convincenti. Mancano tre giorni e pare che fino ad ora non ci sia stata campagna elettorale. Si usano Tik tok e Peppa peg. La politica purtroppo si fa cogli slogan. I comizi sono stati aboliti e cosi i confronti televisivi. Pare che un unico Grande fratello sovraintenda ai nostri giorni. E determini gli umori degli italiani che seguono le ondate: oggi Meloni, ieri Salvini e ieri l’altro Grillo, per non parlare di Renzi. Poi dopo due o tre anni l’ondata si frantuma coi primi scogli del governare e assume i contorni di un’onda di ritorno che sommerge chi l’aveva prodotta e cavalcata. Ma così non si può governare un Paese. Nemmeno il Congo.
Omaggio a Moroni nel trentesimo della morte
Ricordando Sergio Moroni nel trentesimo anniversario della morte. Con questo spirito i socialisti bresciani si ritroveranno stasera, venerdì 15 alle ore 20 e 30 al teatro Colonna, via delle Chiusure, Brescia, per assistere al monologo del socialista Roberto Bianchi intitolato “Morte di un parlamentare socialista”. Sergio Moroni si tolse la vita nel settembre del 1992 per protestare contro il clima di criminalizzazione che magistrati e giornalisti avevano creato e che lo avevano coinvolto personalmente. Moroni era stato appena rieletto deputato del Psi nell’aprile di quello stesso anno ed era stato segretario e commissario regionale lombardo del suo partito. Prima di togliersi la vita aveva scritto una lucidissima lettera al presidente della Camera Giorgio Napolitano in cui aveva messo in evidenza i pericoli a cui andava incontro la nostra democrazia e l’intero sistema politico italiano. E aveva concluso: “Quando le parole non bastano serve il gesto”. Moroni ha lasciato una figlia, Chiara, che poi gli é succeduta alla Camera dei deputati.
In memoria del riformismo militante di Fernando Santi
In occasione del 122esimo anniversario della sua nascita si é svolta dinnanzi alla sua casa natia l’annuale cerimonia in ricordo di Fernando Santi. Il direttore dell’Avanti Mauro Del Bue ha voluto, nella sua orazione ufficiale, ricordare tre fasi della vita di questo esemplare dirigente sindacale e politico. Innanzitutto la sua adesione al socialismo riformista, perché Santi che aderì al Psi nel 1917, non solo capeggiò la minoranza della Fgsi che si oppose alla scissione comunista del 1921, ma aderì l’anno seguente al nuovo Psu di Turati, Treves e Prampolini, primo segretario del quale fu Giacomo Matteotti. Poi il suo antifascismo militante. Nell’agosto del 1922 fu sulle barricate di Parma con i resistenti che respinsero le squadre fasciste capitanate da Italo Balbo e negli anni venti e trenta non cessò mai di tenere le fila dei rapporti politici e sindacali coi suoi vecchi compagni. Infine il mito di Santi, sindacalista socialista nella Cgil, che inizia di fatto dopo il martirio di Bruno Buozzi ucciso dai nazisti in ritirata da Roma nel giugno del 1944. Santi fu con Di Vittorio al vertice del sindacato dal 1947 al 1965. Ne difese l’autonomia rifiutando la logica del sindacato di partito chiunque la proponesse. Non aderì alla scissione di Palazzo Barberini nel gennaio del 1947 e si legò politicamente alla tendenza autonomista di Riccardo Lombardi. Dal 1948 al 1968 fu eletto ininterrottamente alla Camera (allora non esisteva l’incompatibilità sindacale). Nel 1968, già provato dalla malattia, si presentò al Senato senza risultare eletto. Morirà l’anno dopo suscitando una viva emozione in tutto il mondo politico e sindacale. Dopo Del Bue, Egidio Tincani, parente di Santi e promotore dell’iniziativa, ha dato la parola a Paolo Cristoni, già deputato al Parlamento e dirigente cooperativo. Cristoni ha ricordato, un dettato di Santi al tempo in cui egli stesso era un giovane cooperatore: “Stai dalla parte di chi ha bisogno”. Com’è sempre stato Fernando Santi.
Calenda e il bibitaro
No, non mi piacciono le offese di Calenda a Di Maio che sull’Ucraina ha mantenuto la barra dritta e ha fatto la scissione dei Cinque stelle rinunciando a molte parole d’ordine del passato. Dargli del bibitaro lo ritengo anche vagamente classista, frutto di un’arroganza aristocratica che penalizza molte idee di Calenda pienamente condivisibili. In politica, me lo ha insegnato il vecchio Nenni, si fa polemica politica e non personale. Il bibitaro è un mestiere come un altro. E a volte più dignitoso di quanto non sia una chiamata in Confindustria…
Globalizzazione adieu?
Tra le conseguenze dell’aggressione russa all’Ucraina svetta su tutte la formazione di un potenziale bipolarismo politico ed economico. Il faccia a faccia tra Putine e Xi jinping, svolto a Samarcanda in occasione della Shanghai cooperation organization e in attesa del XX congresso del Partito comunista cinese che dovrà confermare i vertici del governo e le sue linee essenziali, sia pur accentuando le distanze dei due sull’intervento armato a Kiev, ha sostanzialmente promosso la nuova alleanza.
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Il reddito elettorale
Non ci vuol molto a capirlo. L’avanzata dei Cinque stelle, rispetto ai sondaggi di qualche giorno addietro, é dovuta principalmente al reddito di cittadinanza. Ne usufruiscono 2 milioni e mezzo di persone (che ne abbiano tutte realmente bisogno é lecito dubitare), che vuol dire 7-8milioni di voti potenziali, se pensiamo alle famiglie di chi lo percepisce (mamma, papà, parenti vari). Non a caso Conte é stato salutato in Sicilia come “papà del reddito”.
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L’applausometro di Cernobbio
Cernobbio é sempre stato un banco di prova. Lì si riunisce il gotha dell’imprenditoria italiana che ha il vezzo di far l’esame ai politici e dar loro le pagelle. Quasi mai a Cernobbio si certificano le fortune di un partito o di un leader. Il ricordo scivola su Berlusconi, più volte scomunicato. Da ricordare il suo famoso litigio con Della Valle che lo attaccò duramente senza impedirgli poi il successo elettorale.
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